A che cosa? Ovviamente alle mille esigenze a cui le donne devono ancor più degli uomini devono far fronte.

Il lavoro flessibile o, come si dice ora lo smart working è applicabile per legge, anche se, deve sottostare ad una condizione: il capo deve essere d’accordo, condizione non sempre e non subito applicabile.

Chi lavora a un computer può farlo da remoto, con lo stesso stipendio e gli stessi diritti. Il vincolo non è più l’orario ma il risultato, ed ha lo scopo di motivare i dipendenti e permettere la conciliazione lavoro e vita privata- familiare. Secondo l’Osservatorio Smart Working, le aziende italiane favorevoli a questa “rivoluzione” sono già più del  il 30%. La strada perché un dipendente a tempo pieno possa lavorare fuori da un ufficio e magari addirittura in un’altra nazione o  giro per il mondo è ancora lunga e tortuosa, ma la via sembra essere segnata.

Oggi  sono soprattutto freelance e imprenditori del web, secondo   Francesco Menghini, ideatore di MadreinItaly.info, un servizio di consulenza per gli italiani che hanno deciso per vari motivi di stabilirsi all’estero, i cosiddetti expat. «Ma è un grande passo avanti verso il riconoscimento dei digital nomad. Si tratta di persone stanche di essere imbrigliate nella giornata lavorativa 9-17 e dotate di quel coraggio che permette di abbandonare un’attività legata a luoghi e orari fissi e infilare il computer nello zaino». In realtà questa situazione può essere molto utile in situazioni decisamente meno romantiche e poetiche e più complicate, quando, ad esempio è necessaria una presenza fissa accanto ai parenti anziani o in fase di post partum, quando la maternità non può essere prolungata.

Nelle grandi città è più facile incontrare i nomadi digitali, da noi un po’ meno, in Asia ed Indonesia è molto più frequente, ma grazie al web, con numerosi siti specializzati (nomadist.com o womendigitalnomads.com) ci si può informare da casa propria. Se si cercano  delle collaborazioni come freelance, è buona norma entrare nelle varie  community dei social media: quella che funziona meglio sembra essere su  facebook, nomadi digitaliitaliani. Infine serve leggere: di testi ce ne sono un’infinità, ad esempio “Lavorare ovunque  n modo semplice e produttivo” di Cristiano Carriero.

Detto questo è importante ricordare che lo smart working non è una scorciatoia né tanto meno un modo per lavorare di meno, forse si lavora addirittura di più, l’obiettivo è lavorare meglio e conciliare la vita e gli orari familiari con le esigenze di lavoro in maniera ottimale.

Silvia GALLI

immagine tratta da In Terris