Artisti si nasce. E si rimane artisti, anche quando la voce non è proprio una meraviglia“. Invece la sua, di voce, era sempre una meraviglia, anche nel periodo più buio della sua esistenza, quando i suoi acuti erano meno fermi. Capelli cotonati, eyeliner spesso e rossetto rosso, una bocca grande, un corpo giunonico (e le innumerevoli diete con cui lo tormentava), ma soprattutto una voce che l’ha fatta entrare a pieno diritto nell’Olimpo della musica lirica. Anzi, no, di più. Perché Maria Callas era ben oltre. Maria Callas era la Diva. Forte e fragile allo stesso tempo, una straordinaria presenza scenica sul palco e nella vita, la divina dagli occhi tristi ha conosciuto onori e clamori, ma anche la tristezza della solitudine, quella nella quale è scivolata dopo avere saputo che Onassis – il suo Onassis, il suo amatissimo Onassis – avrebbe sposato Jackie Kennedy.

Indimenticata e indimenticabile, osannata, consacrata a pieno diritto come la più grande cantante del Novecento, Maria Callas si spegneva esattamente quarant’anni fa nella camera di un albergo di Parigi, uccisa, così dicono i referti ufficiali, da un attacco di cuore. Anche se sono in molti a pensare che le circostanze in cui avvenne la sua morte furono più legate ad un eccessivo uso di farmaci e barbiturici per curare la depressione che l’aveva colpita.

Ancora oggi che dalla sua scomparsa sono passate 4 decadi, la Callas rimane leggenda. E Milano che ne ha consacrato la fama come diva mondiale, la celebra oggi con una retrospettiva al Teatro alla Scala, quello che lei considerava il “tempio dell’arte” dove, fino al 31 gennaio 2018, verranno esposti i suoi costumi di scena. La mostra Maria Callas in scena: gli anni alla Scala, curata da Margherita Palli con testi di Mattia Palma e luci di Marco Filibeck, vuole raccontare la vita artistica della cantante durante gli anni alla Scala, non solo attraverso i costumi da lei indossati, ma anche citazioni della rassegne stampa di allora e immagini delle sue interpretazioni più importanti.

Quattordici gli abiti di scena scelti da Margherita Palli, tra questi il moderno abito di Medea, dipinto a mano da Salvatore Fiume, la veste regale e sontuosa per Anna Bolena, bordata di volpe, di Nicola Benois, il manto nero ricamato d’oro per Elisabetta nel “Don Carlo“, il peplo bianco della Vestale. Non ci sono invece i costumi della Traviata di Visconti, spariti in circostanze misteriose. Di Violetta rimane solo la parure di rubini e perle disegnata da Lila De Nobili e realizzata da Swarovski, mentre a ricostruire lo straordinario abito rosso di seta duchesse, ci hanno pensato i giovani dell’Accademia della Scala.

Pinella PETRONIO