Molti pensano che a salvare vite umane siano solo i medici, nulla di più errato e scorretto: gli infermieri fanno la loro parte e, molto spesso anche di più di quello che loro comete.

Oggi 12 maggio, ci fa piacere ricordare Florence Nightingale, non a caso  nel giorno della sua nascita si celebrano gli infermieri.  La fondatrice delle scienze infermieristiche moderne è una delle donne britanniche più influenti dell’Età vittoriana.

Inventò, si può dire, un metodo moderno ed innovativo di curare i malati con  approccio scientifico e statistico.

Chiamata da tutti la “ragazza con la lampada” fondò a Londra una scuola infermieristica aperta ancora oggi.

Inutile dire che fu una donna atipica, almeno per i tempi in cui è vissuta.  Nonostante appartenesse ad una famiglia altolocata suo padre fece in modo che avesse un’istruzione completa. Preferì non sposarsi, viaggiare in tutta Europa e lasciare scritti importantissimi.

Il padre fu uno dei politici più attivi dell’epoca sul tema dell’abolizione della schiavitù, alle proprie figlie insegnò sì le materie umanistiche, ma anche e soprattutto matematica e statistica.

Sin da subito, Florence,  volle dedicarsi all’aiuto dei bisognosi attorno alla propria dimora, ma i genitori la osteggiarono vivamente. A quei tempi infatti, la professione infermieristica era destinata a donne umili ed analfabete.

Florence ottenne dalla famiglia il permesso di formarsi in un ospedale in Germania e di diventare economicamente autonoma come sovrintendente in un nosocomio e per donne invalide di Londra.

Guidò una spedizione di 34 infermiere in Crimea: partì per l’ospedale da campo allestito a Scutari, in Turchia, dove trovò condizioni igieniche e organizzative terribili. Nel primo inverno che trascorse in quell’ospedale le morti furono circa 4,000. Iniziò a vegliare sui degenti personalmente giorno e notte (ecco spiegato il soprannome) e le cose cambiarono.

Sei mesi dopo le morti diminuirono di circa due terzi, non certo solo per l’arrivo della Nightingale, anche per gli aiuti del governo ( da lei stessa richiesti).

Dopo la guerra tornò a Londra, dove fu accolta come un’eroina e premiata dalla regina con un riconoscimento di 250mila sterline.

Non si sposò mai e, secondo alcuni studi rimase illibata: questo il motivo- pare- per cui parlò sempre del suo lavoro come di una vocazione religiosa.

Grazie a lei si inaugurò l‘Audit Clinico  un processo ciclico di miglioramento nella qualità delle cure, basato sulla revisione sistematica della documentazione

Nel 1883 ricevette l’Ordine della Croce Rossa Reale, per meriti eccezionali di assistenza infermieristica militare. Ricevette anche altre prestigiose onorificenze come ad esempio le chiavi della città di Londra. Morì a 90 anni dopo anni di cecità e sembra, anche una forma di demenza senile.

A lei si deve la Training School of Nursing che inizialmente accetta solo 15 candidate:alle infermiere è riconosciuta una professionalità diversa da quella medica e altrettanto indispensabile.

Nella giornata che celebra gli infermieri e le infermiere, come non ricordarla ?

Silvia GALLI