Ora, noi chi siamo per giudicare se sia giusto o meno sacrificare l’agnellino? Quello che ci chiediamo costantemente è perché non ci sia la stessa pietà per i vitellini  o per le migliaia di pulcini che ogni giorno trovano la via del proprio destino. Ricordiamo che la vita media di un pollo, ancorché ruspante, varia dai 28 ai 61 giorni.

Dopo le ultime esternazioni sull’uso della carne rossa, e non solo, il professor Veronesi dalle righe del suo blog lancia un’invettiva sulla crudeltà di uccidere gli agnellini nati da troppo poco per farne una fricassea e  la sua Fondazione propone un menù tra il vegetariano, preparato dall’abilissimo Marco Bianchi, e il vegano preparato da un “duro e puro” del veganesimo steineriano come Simone Slavini che potrebbe stuzzicare i più attenti alla dieta e alla salute:

Pappa al pomodoro con pesto di basilico e frittelle di ceci con mele speziate e confettura di patate americane per Simone Salvini e Lasagnette vegetariane più frittatona di ceci zucchine e fave per Marco Bianchi

Certamente il pranzo scelto dai due chef sarà sostanzioso, gustoso, prelibato, sano e, certamente cruel free, ma quello che ci chiediamo è: siamo pronti noi italiani a cedere il prezioso bagaglio di tradizioni come l’agnello sambucano, il pollo ruspante, il capretto al forno a favore di seitan, tofu e ogni sorta di latte di mandorla, soia, riso e cocco?

Non sarebbe forse il caso di smussare gli angoli, da una parte e dall’altra, e garantire una macellazione degna, non troppo cruenta per mantenere salde le nostre tradizioni e i nostri sapori?

Silvia GALLI

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