Le storie d’amore contrastate non sono mai banali ma, soprattutto, sembrano sempre avvolte da una infinita passione. Se poi sono ambientate in tempi di guerra, sono destinate a rimanere nei cuori di chi le legge.

Questo accade con Suite Francese, romanzo di Irene Nemirovsky, in cui vengono descritte le atrocità della guerra, a cominciare dagli esodi disperati di cittadini in cerca di salvezza e libertà, ma anche la speranza nel futuro, resa più dolce dall’amore travolgente.

La storia di Lucille, giovane moglie francese di un prigioniero di guerra, del quale attende notizie, si svolge nella Francia del 1940, quando il secondo conflitto mondiale è in pieno svolgimento, tanto da rendere tutti, poveri e ricchi, sullo stesso piano, in balia dell’esito dei combattimenti.

L’invasione da parte dei tedeschi del villaggio francese dove Lucille abita sembra essere, in un primo momento, un ulteriore dura prova da superare, un altro orrore che la guerra le ha destinato, ma presto si accorge che non è così.

Perché Bruno, quell’ufficiale che si è insediato in casa sua, non è detestabile come dovrebbe? Perché lei non riesce ad odiarlo, benché sa che dovrebbe?

I dubbi che abitano i pensieri e il cuore di Lucille sono tanti: invece di struggersi per la sorte del marito, sente nascere dentro di sé un amore impossibile da scacciare e da ignorare, anche se tutto intorno dominano disperazione e distruzione.

Tutto ciò ora è visibile anche nel film omonimo in uscita nei cinema, con Michelle Williams nel ruolo di Lucille, Matthias Schoenaerts in quello di Bruno e Kristin Scott Thomas nella parte della suocera di lei.

La fine sembra segnata, ma nessuno dei due vuole rassegnarsi a lasciar andare l’altro verso il suo destino, e ciò sembra riassumere perfettamente lo stato d’animo della scrittrice, perseguitata dalle leggi razziali in quanto ebrea ma che non si diede per vinta, continuando a scrivere anche quando le era stato proibito.

Solo la deportazione pose fine al suo estro, al suo genio creativo, ma anche alla sua vita. Irene Nemirovsky morì ad Auschwitz il 17 agosto 1942.

Vera MORETTI