Chi è Simona Fuzzetti?

In sintesi? Una donna con il pallino della scrittura che a un certo punto della sua vita decide di buttarsi e pubblicare il suo primo romanzo on line. Dopo quello ne sono seguiti altri quattro, due dei quali pubblicati dalla Piemme. Quindi il salto è andato bene.


Come nasce la passione per la letteratura? Qual è l’autore che più ti ha ‘contaminato’ o ispirato in gioventù? E quando hai deciso di scrivere. 

Ho iniziato a leggere a cinque anni, ancora prima di andare a scuola, imparando da sola dai fumetti che trovavo in casa. Mia madre credeva fossi un genio quindi ben presto i fumetti furono rimpiazzati dai libri di fiabe. Ovviamente non ero un genio, ero solo molto curiosa e di natura molto indipendente: i fumetti o le favole me le volevo leggere da sola. E così è stato: libri e libri letteralmente ‘divorati’.

Poi dalle fiabe sono passata a leggere i libri di mia madre, grande appassionata di gialli, quindi non so se Mary Higgins Clark sia stata un’autrice che mi ha contaminato, ma direi che mi ha fatto superare la paura nel leggere il ‘romanzo vero senza le figure’. Da quel giorno scoprii anche che il genere mi piaceva molto.

La scrittura è stata per me un processo naturale; da piccola volevo fare di tutto tranne la scrittrice perché non lo vedevo come qualcosa che volevo fare, io lo facevo e basta, quasi fosse una necessità. Avevo il mio quadernetto dove scrivevo storie d’amore adolescenziali senza farle leggere a nessuno. Buttavo giù quello che sentivo, quello che mi sarebbe piaciuto vivere, quello che mi aveva colpito. Ho iniziato alle elementari e non ho più smesso. Diciamo che quando ho pubblicato il primo romanzo è stata una sorpresa per molti, ma non per la mia famiglia.

È nato prima il libro o il social? Scrivi dei post esilaranti su argomenti di costume: quanto entrano nei libri e viceversa. La vita virtuale è fonte di ispirazione per i tuoi libri?

Prima di tutto è nato il blog nel 2009.https://acasadisimo.blogspot.it/  Scelta fatta perché sentivo la necessità di raccontare qualcosa, ma più che altro per smettere di far girare via mail le parodie sui pregi, ma soprattutto i difetti, dei miei amici. Sì, ho fatto anche questo. Inutile dire che i diretti interessati sono stati molto felici dell’apertura del mio diario virtuale, della serie: almeno ora starà buona e non ci coinvolgerà. Ecco, diciamo che il blog è stato una sorta di terapia!

Dai post personali a parlare di costume e gossip, il passo è stato breve. Guardo e ascolto un po’ di tutto, mi tengo informata, scandaglio un po’ tutto quello che mi circonda. In pratica sono rimasta la bambina curiosa di un tempo e questo, nella stesura dei miei romanzi, mi aiuta molto. In ’Come hai detto che ti chiami?  l’ultimo romanzo uscito a febbraio, ci sono molte citazioni di attualità, ma la mia vera fonte di ispirazione non è la vita virtuale, bensì quella vera. Ogni personaggio è nato dall’aver osservato, in tempi non sospetti, i gesti, le espressioni, le parole o i tic di chi mi circonda. Molto spesso emeriti sconosciuti incontrati per caso, magari mentre sono in fila alla Posta o il vicino di tavolo al ristorante. Inconsciamente sono una spugna e se questo da una parte mi crea un gran caos nella testa, dall’altra mi torna utile per quando devo creare dei personaggi.

Quanto i social fanno male o bene alla letteratura? 

I social fanno male alla letteratura nel momento in cui, in una sala d’attesa, digiti sul cellulare anziché leggere un libro. Prima dell’avvento dei social e dei telefonini, qualsiasi attesa era riempita dalla lettura; che fosse un quotidiano, una rivista o un libro, poco importava: si leggeva.

Adesso lo stesso tempo lo impieghiamo passando da un social a un altro. Non è detto che sia sbagliato, ma si è andato a perdere il gusto del leggere, senza dubbio.

Dall’altra, i social fanno bene alla letteratura quando si usano con criterio per questo argomento. Per un autore, ad esempio, sono ottimi strumenti per veicolare un libro in uscita, una presentazione, far parlare di sé e dei suoi scritti. Senza contare i vari gruppi di lettura, di scrittura, i blog letterari, le pagine di scambio libri, gli hashtag mirati per chi cerca un determinato argomento.

Quindi i social non fanno male o bene. Semplicemente ‘fanno’. Dipende da te ‘cosa’.

Qual è il prossimo progetto?

Se parliamo di scrittura il prossimo progetto è un nuovo romanzo. Una storia scaturita grazie a quello che ho visto sotto i miei occhi. Praticamente una folgorazione. Sono rimasta immobile con un’immagine ben precisa nella mia testa e in breve tempo è nata la trama. Detto tra noi in quel momento sembravo in tranche, o ubriaca, ma l’ispirazione è come il Natale, quando arriva, arriva.

Invece di progetti in generale ce ne sono tanti. Uno in particolare, per quanto riguarda ‘Come hai detto che ti chiami?’, spero vada in porto.

Consiglia alle nostre lettrici 2 libri attuali e 2 classici imperdibili

I libri che consiglio (leggeteli, sono bellissimi) sono un po’ datati ma fanno parte della mia top ten:

  • Le ceneri di Angela di Frank McCourt e La bambina Lazarus di Robert Mawson

Per i classici impedibili invece non potete non leggere:

Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen e Jane Eyre di Charlotte Brontë.

Silvia GALLI

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