Dal tuo petto nudo/Aperto con le sue cupole gemelle/Verso il mare, verso il vento dell’isola/E come io nel tuo sonno navigavo/Libero.” Questi sono dei versi di Pablo Neruda, protagonista il décolleté croce e delizia delle donne e sì, soprattutto degli uomini. Purtroppo non tutti sono in grado di parlare in versi, soprattutto quando si tratta di ‘tette’.

Ma poesia a parte, praticamente cosa possiamo fare per migliorare questa parte del corpo così bella e così delicata? Lo sappiamo, la forza di gravità ci colpisce inesorabilmente ma dalla nostra abbiamo qualche trucchetto per cercare di rallentare il più possibile quello che gli americani chiamano boobs sag.

Prima di tutto attenzione al reggiseno, sceglietelo con cura perché è una delle cause che incidono di più sull’effetto gravità. Fate attenzione alla coppa e al giro-busto perché una taglia corretta fa rima con comodità e soprattutto vi aiuterà ‘a reggere’ il tutto nel migliore dei modi.

Secondo: Idratazione! Come spesso capita per il collo anche il décolletè molto spesso è dimenticato quando si tratta di skin care routine. Dovremmo bere molta acqua ed utilizzare dei prodotti specifici. Un’attenzione che dobbiamo avere soprattutto quando le dimensioni sono importanti. Se vogliamo dei risultati dobbiamo impegnarci no?

Terzo problema, l’esercizio fisico. Bisogna investire acquistando un ottimo top in modo da poter fare sport in tranquillità ed inoltre, fare esercizi specifici per far lavorare i muscoli dei pettorali. Vi ricordate quella modella che faceva ballare il suo seno a ritmo di Mozart? Beh quello è un ottimo esercizio!

Quarta considerazione. Fumate? Se la risposta è sì allora mettetevela via, l’elasticità della pelle ne risentirà eccome, soprattutto nella zona del seno dove è più sottile e delicata.

Tip 5: Protezione solare, sempre e comunque protezione, soprattutto se amate sfoggiare un topless. Dovete sempre sempre usare un altissimo fattore SPF e ripetere l’applicazione molto spesso. Inutile dire che non dovreste fare le lucertoline alle ore più calde.

Martina ZANGHI’