Gary Toubes, giornalista del Guardian ha scritto un libro sull’argomento (This is an edited extract from The Case Against Sugar, Portobello books) e proprio sul quotidiano britannico ha espresso delle considerazioni molto interessati sul nostro rapporto con lo zucchero, da bambini e da genitori. Il risultato è una riflessione che mette in evidenza un aspetto inquietante di questa sostanza legale, che diamo anche ai bambini, che costa poco, è facilissima da reperire (anche dove non crediamo ci sia) e ha molto in comune con le droghe che causano dipendenza.

Lo zucchero crea davvero dipendenza o è la gente che si comporta come se lo facesse? La domanda da un milione di dollari (di più se pensiamo ai guadagni delle industrie dolciarie) è del giornalista Charles C Mann che si chiede come mai la scienza non abbia mai verificato questa ipotesi. Di recente l’attenzione sullo zuccherò però è aumentata e si è cercato di  comunicare alle persone che questa sostanza va razionata e che gli abusi fanno male alla salute (diabete, obesità, malattie cardiovascolari…). Come ben dice Sidney Mintz (autore del libro Sweetness and Power, del 1958) che ha approfondito per anni questo argomento, le questioni di “conseguenze nutritive o mediche a lungo termine dovute ad una mancanza di zucchero sono ignote“. La maggior parte di noi non saprà mai se soffre di sintomi di astinenza da zucchero, perché non stiamo abbastanza a lungo senza assurmelo.

La frase di Oscar Wilde in merito alle sigarette calza a pennello anche con lo zucchero: “Il piacere perfetto, squisito e che lascia insoddisfatti. Cosa si potrebbe desiderare di più?” Lo zucchero appaga il cervello proprio come nicotina, cocaina, eroina e alcool. I ricercatori sono giunti a credere che i comportamenti necessari per la sopravvivenza di una specie, in particolare il cibo e la riproduzione sessuale sono considerati piacevoli e così li facciamo di nuovo e di nuovo. Lo zucchero stimola il rilascio degli stessi neurotrasmettitori – dopamina in particolare – attraverso cui vengono mediati i potenti effetti di queste altre sostanze. Non mangiamo dolciumi durante le feste, quando incontriamo gli amici, usciamo, celebrimo qualcosa? Normalmente sì, allo zucchero corrisponde una occasione positiva, piacevole, divertente. Diventa un premio anche per i bambini che assoceranno lo zucchero alle cose belle e buone della vita.

Detto ciò, sta a noi decidere quale sia la quantità giusta da dare ai nostri figli o da consumare noi stessi proprio come facciamo con le sigarette o con l’alcool. La consapevolezza di ciò che mangiamo può fare la differenza perchè quel cucchiaio di zucchero può avere decisamente un retrogusto amaro.

Martina ZANGHI’