Mangerei un dolcetto. Come sono triste, quasi quasi mangio un biscottino. Le donne (ma anche gli uomini!) e i dolci hanno un rapporto di odio e amore che dura tutta la vita. Anche nei film, dopo una delusione alle donne viene fatta ingurgitare una superporzione di gelato. Ma perchè i dolci sono così desiderati?

Il NFI ovvero il Nutrition Foundation of Italy ha aperto un dibattito al riguardo anche e soprattutto a seguito delle nuove direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il gusto dolce è uno dei prediletti dal nostro palato perchè permette di identificare alimenti ricchi di nutrienti energetici.  Da un punto di vista evolutivo infatti la prefenza per la dolcezza è una sorta di gusto di sicurezza, dovuta al fatto che il sapore dolce indica una fonte di energia (come i carboidrati) con un alto livello di sicurezza per l’organismo. Una sorta di scelta innata che ci spinge a scegliere il cibo grazie al quale avremmo più possibilità di sopravvivenza grazie all’elevato numero di calorie.

La ricerca scientifica ha dimostrato che diete eccessivamente restrittive possono provocare squilibri nutrizionali e disturbi del comportamento alimentare. I tentativi di controllare il proprio peso tramite l’esclusione selettiva di vari alimenti considerati pericolosi, sono spesso inutili in quanto tali alimenti, per il fatto stesso di essere proibiti, possono diventare irresistibili conducendo le persone a cadere nell’abuso  – ha affermato Gianluca Castelnuovo, professore associato di Psicologia Clinica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e clinico-ricercatore presso l’Ospedale San Giuseppe dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano. – Questo vale in particolare per il gusto dolce, che riscontra un elevato indice di gradimento già nei neonati, i quali reagiscono con una espressione facciale di tranquillità e soddisfazione ad una soluzione diluita di zucchero.”

Andrea Poli, Presidente NFI – Nutrition Foundation of Italy, ha commentato proprio le ultime linee guide rese note dall’OMS: “Si raccomanda di limitare il consumo di zuccheri al di sotto del 10% delle calorie totali giornaliere, suggerendo che un’ulteriore riduzione al 5% potrebbe comportare ulteriori benefici per la salute. Tuttavia, c’è qualche perplessità della comunità scientifica su questa decisione. Da un lato, queste linee guida sembrano focalizzare l’attenzione su un unico componente dell’alimentazione: si corre così il rischio di perdere di vista l’apporto calorico totale o, peggio ancora, lo stile di vita nel suo complesso. Dall’altro lato, correttamente interpretate, queste linee guida confermano che il consumo moderato è perfettamente compatibile con un’alimentazione corretta e bilanciata.”

Zucchero sì o zucchero no? Una discussione che è nata moltissimi anni fa e che tutt’ora è terreno fertile per numerose argomentazioni e analisi. Ma noi italiani come siamo messi? In Italia, i livelli medi di consumo degli zuccheri non sembrano motivo di allarme, mantenendosi entro i limiti indicati dalle linee guida più recenti. Lo ha ricordato Franca Marangoni, Responsabile Ricerca NFI – Nutrition Foundation of Italy: “I livelli di assunzione in Italia sono piuttosto contenuti, al di sotto sia della soglia limite indicata come accettabile dai recenti LARN, che suggeriscono, per gli zuccheri solubili, un apporto che non superi il 15% delle calorie giornaliere, e sia della media europea. A questo proposito vale la pena sottolineare che nel nostro paese più che negli altri 9 partecipanti allo studio EPIC, un contributo importante alla quota giornaliera di zuccheri viene dalla frutta 3”.

Ancora una conferma a favore della dieta mediterranea. Facciamoci del bene mangiando prodotti di stagione e del territorio e anche in quanto a zuccheri. Pochi ma buoni, non è uno splendido consiglio da seguire?

MaZ