Se proviamo a dire che il Circo della Fashion Week chiude i battenti e si sposta alla volta di nuove ed esilaranti avventure, qualcuno potrebbe tagliarci la testa. Non se ne può più, in effetti, di leggere questa metafora in ogni titolo/attacco dei pezzi conclusivi sulla settimana della moda. Anche se a dirla tutta un po’ di insana attitudine circense è sopravvissuta nonostante il mal tempo, ed è per questa ragione – ma solo per questa ragione – che possiamo parlare di circhi vari ed eventuali che levano le tende: schiena e gambe nude quando cadono fiocchi di neve grossi come noci, cappello da Minnie che le ciliegie della Dello Russo ci fanno un baffo e sandaletti ultra flat della primavera estate di Prada. Perché? Fa freddo, copritevi.

Stamattina Milano, al suo sesto giorno di Fashion Week, si è svegliata di malumore e sotto la pioggia. Sarà, quindi, forse per questo che alla sfilata di John Richmond che ha aperto le danze non c’era quasi nessuno. Nemmeno la solita pletora di vallette e giocatori in pensione che di solito costituiscono parte integrante della corte di Saverio Moschillo.
In front row come sempre Antonella Mosetti e Aldo Montano, ma stavolta seduti uno opposto all’altra. Lui guarda da una parte, lei guarda dall’altra. La fine di un amore è sempre una brutta cosa. Oltre all’ex coppia, in prima fila anche Federica Nargi, Marco Bocci (il Domenico Calcaterra di Squadra Antimafia) e Pazzini. Tutti pronti ad applaudire lo stilista re delle borchie e della pelle, nonostante moltissime file fossero vuote. Ma sì sa, ci sono stati gli Oscar e la stampa estera, in altre faccende affacendata, è volata via.

Vera protagonista del rock, più che fashion, show di Richmond è stata la pelle: in tutti i luoghi, in tutti i laghi e in tutte le mise indossate dalle modelle. Aprono la sfilata una serie di uscite in grigio, in bianco e nero: bomber di pelliccia, cappotti con applicazioni di pelle o segnati da grafismi di righe a contrasto cromatico, minigonne, giubbini con le zip in evidenza, abiti di pelle traforata al laser o con inserti di organza. Poi, sulla passerella, irrompe il rosso con tutta la sua forza e si susseguono capispalla, longuette, top in raso, tailleur (sempre in pelle) e pellicce tutti nella stessa nuance. Non mancano poi – e non avevamo dubbi – borchie e frange metalliche su abiti mini, abbinati a cuissards di pelle, e corti.

Esattamente agli antipodi dello stile rock di John Richmond si colloca l’eleganza classica e rasserenante di Giorgio Armani, che per l’autunno inverno 2013 2014 ha pensato ad una donna maschiaccia. Una garçonne degli anni ’20 che ama indossare abiti che nelle forme sembrano rubati al guardaroba maschile, ma che paiono comunque molto, ma molto femminili. Ad Armani, del resto, non interessa stupire con effetti speciali. “Non scambiate la mia moda con quella che mette corone d’oro in testa alle modelle. I due ragazzi (il riferimento è a Dolce & Gabbana) sono bravi, hanno scelto di raccontare la loro Sicilia e oggi bisogna essere coerenti alla propria storia. La mia, in particolare, non è stupire con effetti speciali o guadagnarmi le copertine dei giornali di settore con abiti provocazione. Quel tipo di moda non permette di costruire quello che io ho fatto col lavoro, la pazienza e soprattutto la coerenza. Vorrei quindi che questa collezione venga presa così: come la ferma volontà di proporre uno stile vero, reale, qualcosa che le donne si mettono tutti i giorni e non solo per fare l’eccentrica in una serata di settore”, ha detto in conferenza stampa. Una processione di pantaloni ampi, morbidi e fluidi in tessuti opulenti, tenuti su da bretelle larghissime, gonne lunghe, rigorosamente di sbieco, che fasciano i fianchi e poi ricadono morbide, gonne- bermuda e giacche, che sottolineano la silhouette, di mille tagli e fogge differenti, da cui sbucano ricchi top ricamati. Meritano una mention particolare la tuta, per la sera o per il giorno, e gli accessori. Le scarpe quasi tutte basse, le borse minimali e i baschi in velluto. Perché è la femmina a portare i pantaloni.

La donna pensata da Massimo Rebecchi per l’autunno inverno 2013 2014 è una donna cosmopolita, una donna che ha viaggiato e che ama profondamente la contaminazione di stile, generi ed epoche diverse. Per questo in passerella sfilano mise che di primo acchito non sembrano avere un filo conduttore, ma che in seconda analisi appaiono il frutto di un lungo lavoro di ricerca sullo stile: il camouflage è abbinato alle pellicce, i tessuti opachi a quelli lucidi delle gonne di pelle effetto vinilico, la stampa check di abiti con colletti ricamati di cristalli a quella optical dei collant, e poi ancora il tartan alle stampe geometriche. La silhouette è fluida, anche quando sembra irrigidirsi nelle forme a uovo dei cappotti con stampa tappezzeria. Tutto è studiato, rifinito nei minimi particolari, con grande attenzione ai dettagli.

Pinella PETRONIO