È una bella Fashion Week, questa. È una bella Fashion Week perché sulle passerelle si sono viste in primis cose belle e raffinate. Nessuna baracconata, nessuna esagerazione, nessuno spettacolo fine a se stesso. Niente onanismo fashionista per nutrire l’ego smisurato di taluni stilisti. Una moda di un’eleganza ancestrale eppure decisamente moderna. E, soprattutto, registriamo o meglio confermiamo una tendenza che avevamo già osservato durante la Settimana della Moda Uomo di gennaio: fuori dagli show c’è decisamente molto meno Circo Orfei.

Se da una parte la neve, infatti, ha decisamente reso più difficile, per quanto possa esserlo una settimana della moda, la gestione delle sfilate e delle presentazioni, dall’altra ha smorzato gli entusiasmi febbrili di chi alle sfilate ci va tanto per andarci, giusto per il gusto narcisistico di farsi vedere e fotografare. Pochi ma buoni, viene da dire. Solo quelli che la moda la amano veramente e nella sua magia si perdono, di quelli che sognano guardando la perfezione con cui è rifinito il reverse di una giacca o guardando certi abiti che sembrano quasi sculture. C’è stata una selezione naturale, mettiamola così.

Abbiamo amato profondamente, oggi, la sfilata di Emporio Armani. Non diremo le solite cose. Non faremo accenno alla classicità del suo stile, che lo ha reso uno dei nomi più grandi della moda. Non lo chiameremo Re Giorgio. Non serve. Quella partorita dalla mente creativa di Giorgio Armani è una collezione sublime. Bella nei cappotti doppiopetto che sottolineano la linea del corpo, bella nelle stole di pelliccia che scivolano leggerissime sulle spalle, nelle maglie in garza di mohair, ma anche nei pantaloni morbidissimi e fluidi e nelle giacche di organza. Aleggia in tutta la collezione lo spirito delle ragazze del Charleston. Armani reinventa gli anni ’20 nelle cloche, nelle bombette, nei mocassini con inserti in pvc sui lati o con cristalli colorati e orecchini enormi e leggerissimi. Ma la vera finezza di Giorgio Armani è nella finezza con cui dà vita alla gamma cromatica del Kajal della tradizione orientale come glicine, azzurro polvere, rosa cipria e verde mela. Superbi gli abiti da sera delle uscite finali. Meravigliose sculture architettoniche, realizzate in neoprene dall’effetto velluto. E quei colori…ah, quei colori.

Volendo utilizzare un’abusata citazione di un artista dei nostri tempi: “The show must go on”. E, quindi, i Missoni che hanno sempre dimostrato di avere le spalle molto larghe, hanno preso il coraggio a due mani e sono riusciti ad allestire lo spettacolo, nonostante la scomparsa di Vittorio. Angela Missoni ha pensato ad una collezione comoda e glamour: sulla passerella si è susseguita una serie di cappotti vestaglia profilati di raso oppure in morbida pelliccia, da cui si intravedono top di raso e maglie colorate. Per la sera si scelgono colori non colori come il nero della tuta con scollo all’americana o dell’abito con gonna quasi trasparente e il bianco del cappotto con inserti geometrici di pelliccia, e il blu china del vestito lungo con applicazioni di organza doppiata.

Pinella PETRONIO