Una Milano ancora calda di un sole quasi estivo accoglie il popolo della moda giunto in pellegrinaggio da tutto il mondo per iniziare questa Milano Moda Donna Spring Summer 2019, orfana della presenza di Gucci, che per questa stagione si è fatto tentare dagli eco di sirene parigini e ha preso il largo, decidendo di sfilare nella città d’oltralpe. Sentiremo la mancanza delle provocazioni, dell’eclettismo e della bulimia stilistica di Michele? Senza alcuna ombra di dubbio, perché la verità è che in queste ultime edizioni di Milano Moda Donna è stato l’unico – che lo si ami o li odi – a fare discutere, spingendoci a considerazioni e alle più disparate riflessioni. Certi comunque, che la bellezza non mancherà, abbiamo iniziato la nostra Milan Fashion Week, incoraggiati dalla bravura di Arthur Arbesser e proseguito, il secondo giorno con l’eleganza senza tempo di Max Mara, per chiudere in meraviglia con lo show di Emporio Armani a Linate, che si preannuncia epico

Arthur Arbesser. Questo ragazzo ci piace. Ci piace per il sorriso timido quando va a prendersi gli applausi scroscianti del suo pubblico. Ma ci piace soprattutto perché ama sperimentare e mescolare, perché dà voce alla cultura, perché riesce a fare dialogare fluidamente il mondo della moda con quello dell’arte. Ci piace perché nel suo lavoro sono evidenti lo studio e gli anni di gavetta dura. Ci piace perché non ha avuto paura di osare e rischiare. Il ruolo fondamentale dell’arte sembra palese anche in questa collezione SS 2019 presentata durante la prima giornata di Milano Moda Donna. Una collezione che vuole rendere omaggio alle atmosfere surrealiste di Vally Wieselthier e Fausto Melotti, senza mai tradire lo spirito del designer. Una collezione fatta di geometrie e grafismi, che vuole mettere in luce il processo creativo dell’opera d’arte, che si nutre di contrapposizioni cromatiche, di linee e volumi. Sfilano, così, giacche dalle linee austere insieme a capispalla dalla silhouette morbida, un turbine di colori energici e tessuti metallici, righe e rombi per moderni Arlecchino. La proposta di Arbesser può in suprema sintesi definirsi certamente concettuale, senza peccare tuttavia di un pieno senso di leggerezza.

Max Mara apre all’insegna della raffinatezza universale e senza tempo la seconda giornata di Milano Moda Donna. Da sempre sinonimo di eleganza sofisticata, Max Mara è la piena dimostrazione che per entrare e rimanere nel Gotha dei più grandi, non è sempre necessario scadere in eccessi e virtuosismi, troppo spesso ultimamente spacciati per creatività. Ma che serve essere fedeli al proprio heritage, innovando senza correre il facile rischio di snaturarsi per stare al passo dei tempi. La collezione presentata in via Senato è classica e moderna al tempo stesso. Dimostra che benché le storie possano essere immutabili, la lezione che se ne trae può cambiare a seconda dell’epoca in cui vengono raccontate. Per questa spring summer, il brand riparte da una storia personale, riproponendo e attualizzando il mito di Anne-Marie Beretta, designer di Max Mara negli anni ’80, affascinata dal potente simbolismo del mondo classico. Si avvicendano in passerella trench in tessuti cerati, coat dalle spalle importanti, abiti arricchiti da fluttuanti ruches che si posano anche sul retro delle décolleté, così come su maglie sottili come una seconda pelle, caban e giacche dalla silhouette boxy, così come tute e top monospalla, gonne annodate in vita e camicie drappeggiate. La palette cromatica e fortemente ispirata al Mediterraneo con il verde oliva e il giallo ocra, il blu profondo e il bianco abbacinante, come certe case di Santorini. Non manca, inoltre, un riferimento ad una femminilità vezzosa rappresentata dalle stampe a pois.

Pinella PETRONIO

(IN AGGIORNAMENTO DA MILANO MODA DONNA)