Bellezza significa essere se stessi“, le parole di Peter Lindbergh, pronunciate in occasione della conferenza stampa d’apertura della mostra A Different Vision on Fashion Photography alla Venaria Reale di Torino, sono per eccellenza il manifesto del suo lavoro. Nato a Leszno, all’epoca in Germania, ora nel territorio polacco, e cresciuto a Duisburg, Lindbergh non può solamente essere definito un fotografo di moda, perché per lui, la moda, è stata solo la trama narrativa ideale per raccontare della società in cui viveva. Attraverso i volti belli di Linda Evangelista, Naomi Campbell e Cindy Crawford (giusto per citare alcuni nomi), ha voluto lanciare un messaggio sociale, raccontare dell’evoluzione dei tempi e, soprattutto, del ruolo nella donna nella società.

Una donna che ha sempre voluto e immaginato libera. Libera dagli schemi imposti, libera dagli stereotipi, libera dalle sovrastrutture. Per questo, agli albori degli Anni ’90, quando i codici stilistici dell’epoca immaginavano le modelle sedute in lussuosi appartamenti di Park Avenue, truccate in maniera vistosa e pettinate con acconciature esagerate, la sua fotografia è stata vista con scetticismo e reticenza. Per questo quando ha preso un gruppo di modelle, tra cui Linda Evangelista – a cui, sconvolgendo tutti e la modella in primis, aveva chiesto di tagliare i capelli -, Tatjana Patitz e Christy Turlington, le ha portare sulla spiaggia di Malibu, e le ha fotografate con solo indosso una camicia bianca, senza trucco e con i capelli scompigliati, Vogue America, che aveva commissionato gli scatti, rifiutò di pubblicarli.

Era l’inizio di una vera rivoluzione. Una rivoluzione che sarebbe poi diventato nuovo codice di bellezza. Una bellezza pura, vera, reale, straordinaria proprio perché imperfetta. Ad intuire prima degli altri, la portata del cambiamento fu Vogue Uk che comprò le foto e le usò in copertina. Era il 1988 e gli scatti di Lindbergh erano lì non solo per testimoniare il cambiamento dei tempi, ma anche e soprattutto per favorirlo.

L’esposizione alla Venaria Reale di Torino racconta in maniera esemplare tutto il lavoro di Peter Lindbergh, è la narrazione, più che la celebrazione, di come la sua arte sia riuscita a bandire, almeno per un certo periodo (“La mia opinione sulla rappresentazione attuale della donna è molto critica, trovo che i media e la moda stiano facendo un lavoro terribile“, ha spiegato durante la presentazione) certi eccessi e orpelli estetici a favore di una bellezza pulita, naturale e candida.

Sostenuta da Swarovski – premium partner dell’esposizione itinerante realizzata dal Museo Kunsthal di Rotterdam, con seconda tappa Monaco – A Different Vision on Fashion Photography è frutto della simbiosi lavorativa di Peter Lindbergh e del curatore Thierry-Maxime Loriot, che in quattro anni di lavoro indefesso hanno selezionato gli scatti più significativi e comunicativi raccolti dal fotografo in quarant’anni di carriera. L’esposizione si articola in otto diverse aree tematiche (Supermodels, Couturiers, Zeitgeist, Dance, The Unknown, Darkroom, Silver Screen e Icons), secondo un approccio tematico che racconta l’evoluzione creativa dell’artista. Visitabile fino al 4 febbraio 2018, la mostra raduna non solo immagini di top model, dei designer con cui ha lavorato e delle icone più importanti al mondo, ma anche un immenso patrimonio costituito da appunti personali, storyboard, polaroid, provini, spezzoni di film, e gigantografie.

Spiega il curatore: “Questa mostra presenta l’estetica unica di uno dei fotografi più originali e visionari dei nostri tempi, non solo per i pochi fortunati del mondo della moda e dell’arte, ma come celebrazione della creatività e dell’avanguardia, trasmettendo un messaggio importante e necessario per tutti noi su diversi temi: individualità, bellezza, ageismo e umanità“. Un’esposizione imperdibile per gli appassionati di arte, moda e fotografia.

 

Pinella PETRONIO