Da anni se ne parla, ma, per ora, sembra che nessuno se ne faccia un cruccio, o almeno così pare.
Il riscaldamento globale, invece, potrebbe rappresentare un problema per tutto il pianeta, soprattutto se si considera che la causa è da imputarsi soprattutto alle emissioni nell’atmosfera di quantità di gas serra sempre più elevati, unitamente all’utilizzo di combustibili fossili e ad altri fattori quali la deforestazione, l’allevamento e l’agricoltura intensivi.

Si tratta, dunque, di cause imputabili all’uomo e, come tali, potrebbero, e dovrebbero essere limitate il più possibile. Ma, per ora, non si è avvertita alcuna inversione di tendenza.

Per questo motivo, pare che il 2016 sarà l’anno più caldo di sempre, come ha dichiarato la Nasa alla luce dei dati raccolti. Se, infatti, ora ci stiamo lamentando della primavera che tarda ad arrivare e che non vuole proprio concederci il caldo che tanto desideriamo, è anche vero che arriviamo da un inverno per nulla rigido, tanto che cappelli, sciarpe e guanti sono rimasti chiusi negli armadi inutilizzati.

Diciamo la verità, tutti noi finora abbiamo sottovalutato allarmismi e avvertimenti, ma abbiamo sempre saputo che questo rischio c’era, eccome!

Responsabile di questo riscaldamento terrestre è anche il Nino, che ha portato ad un aumento delle temperature e aria calda dovunque, ma che dovrebbe affievolirsi nei prossimi mesi. Ma, quando se ne sarà andato, occorrerà fare i conti con le cause derivate dall’inquinamento. E questa volta non potremo sperare che passino così, magicamente.

I combustibili fossili vanno eliminati, occorre tornare alla terra e ai suoi doni, dunque utilizzare fonti di energia rinnovabili e presenti in natura, anche se questa filosofia non è ancora stata sposata da molti. Anzi, spesso coloro che si fanno portatori di campagne pro energie alternative vengono, erroneamente, considerati dei fanatici.

Nino o no, i climatologi concordano nel dire che la principale responsabile dell’aumento della temperatura è la quantità di CO2 presente nell’atmosfera, che se dovesse raggiungere diffusamente le 400 parti per milione, valore ipotetico di non ritorno e già raggiunto in diverse stazioni, sarebbe poi impossibile da far diminuire.

Vera MORETTI