Dapprima era “Aprile dolce dormire”, che poi però si è esteso alla convinzione che sono le mezze stagioni a provocare ondate di sonno improvvise, a causa del cambiamento di clima e di temperature, spesso repentini, che influivano sui nostri ritmi di sonno-veglia.
Ora, sembra che ogni pretesto sia buono per sbadigliare e desiderare un pit stop fatto di buio, silenzio e sogni, indipendentemente dalla stagione e dall’orario della giornata.

Ma, ci chiediamo noi, oggi che è la giornata mondiale del sonno, perché è ormai prassi diffusa lamentarsi del poco sonno ed arrivare in ufficio già stanchi e in astinenza da caffè?
Che poi, si facesse vita notturna sfrenata, per locali o sotto le lenzuola poco importa, allora si accetterebbe la stanchezza del giorno dopo, ma per la maggior parte dei casi, ahimè, non è così: semplicemente, e banalmente, la stanchezza cronica e il desiderio di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo derivano da una certa difficoltà a prendere sonno, e una tendenza sempre più diffusa di ritardare il momento del riposo.

Se la speranza è quella di far tardi e quindi addormentarsi più facilmente, allora si sta sbagliando di grosso, perché non avviene così.

I pensieri, le preoccupazioni e i problemi sono lì in agguato, che aspettano di spuntare a tormentarci appena tocchiamo il cuscino, e allora eccoci: finalmente a letto, tra lenzuola profumate e coperte calde, ma con gli occhi sbarrati e il cuore che batte all’impazzata, perché consapevoli della giornata pesante che ci aspetterà appena il sole si alzerà.

Un circolo vizioso dal quale è complicato uscire? Solo se vogliamo che sia così, altrimenti no, si può spezzare, ma lavorandoci con pazienza.
Innanzitutto, bisogna spegnere tablet, computer e cellulare un po’ prima di andare a letto, e non all’ultimo momento, perché i dispositivi tecnologici non favoriscono il sonno. Stancano gli occhi, certo, ma oltre a danneggiarli non li fanno chiudere magicamente appena si spegne tutto, quindi è meglio seguire un altro iter: basta con whatsapp, Facebook e tutto il resto almeno mezz’ora prima di dormire, e magari anche di più, se si riesce.

Già questo rappresenta un buon passo avanti, che potrebbe diventare ancora più efficace se ci si concedesse una tisana, in silenzio, senza televisione in sottofondo, e leggere qualche pagina di un buon libro. Provare per credere: si tratta di un’accoppiata vincente, un tempo molto più diffusa, ed ora soppiantata dalla tecnologia.

Forse è questo il segreto? Tornare al passato? Non ci avevate mai pensato? Eppure la Bella addormentata nel bosco dovrebbe aver insegnato qualcosa. Senza smartphone e senza pc, si faceva delle dormire epocali!

Vera MORETTI