Più di uno studio ha dimostrato che Instagram causa nei fruitori del social network un senso di inadeguatezza, ansia e talvolta depressione. Vedere le foto perfette pubblicate da instagrammer, influencer e socialities, che ritraggono corpi scolpiti, luoghi esotici, paesaggi spettacolari e ostentano felicità e lusso, scatena una sorta di ansia da prestazione che porta a pensare di non essere mai abbastanza.

Foto perfette creano un senso di inadeguatezza

Mai abbastanza magri, mai abbastanza belli, mai abbastanza ricchi. Tuttavia, in questo ultimo anno, abbiamo assistito ad una netta inversione di tendenza che rifiuta in maniera categorica l’approccio maniacale alle foto perfette, scattate esclusivamente allo scopo di acchiappare like, a favore di una ritrovata spontaneità e di un’assoluta normalità.

La rivoluzione della Generazione Z

Il trend, che sta prendendo sempre più piede tra gli esponenti della cosiddetta Generazione Z, ha portato ad una vera rivoluzione estetica e culturale, volta all’abolizione di foto perfette, patinate e artefatte, con conseguente ribaltamento di ciò che aveva guidato, fino a poco fa, le logiche di engagement.

Foto di @gianmarcoyama

Il risultato di questa piccola-grande rivoluzione è fatto di scatti che celebrano un racconto reale, naturale e autentico, con tutte le sbavature e dovute imperfezioni del caso. Wiko, brand di telefonia portavoce di lusso democratico, da sempre attento ai nuovi trend, ai fenomeni di rottura, ai linguaggi più innovativi e alle forme di espressione dei giovani, ha scelto di raccontare questo “abbandono dell’instagrammabilità” coinvolgendo quattro ragazzi italiani con un seguito di follower non eclatante in termini di numeri, ma certamente più genuino.

Quattro storie normali

Gianmarco, ad esempio, ha terminato il Liceo Classico e si è appena iscritto all’Università, con la speranza di poter alternare con successo gli studi con la sua passione per la fotografia, soprattutto quella street e di reportage; Irene ama leggere, disegnare, adora Tarantino e la sua città di origine, Bologna, di cui conosce tutte le più tipiche espressioni e lo slang; Marco collabora come videomaker ai progetti dei suoi amici, alternando backstage a shooting di moda; Joy che, dalla provincia di Varese, ha scelto di spostarsi per gli studi a Milano dove frequenta con passione un corso in fashion styling.

Foto di @dorm.ire (Processed with VSCO with 4 preset)
foto perfette

Foto perfette? Meglio la ricerca dell’autenticità

Comune denominatore fra i profili di questi quattro ragazzi è la ricerca dell’autenticità che mette al bando la finzione e l’esibizione stessa di qualcosa di costruito ad arte. Questo non significa che non ci sia una ricerca estetica, ma semplicemente che all’affettazione predilige la narrazione di momenti reali.

Marco (@mazzi_driver) è in grado di alternare sapientemente foto e video, in un patchwork di racconti che non disdegna l’ironia e l’autoironia. Joy (@joyfresquito) racconta di sé, della sua passione per la moda, anche mettendoci la faccia, con un utilizzo forte e impattante del colore. Irene (@dorm.ire) narra le sue giornate, i momenti con gli amici, la nightlife emiliana, lasciando spazio anche istantanee sfocate o immagini sovraesposte. Gianmarco (@gianmarcoyama), invece, ha fatto della capacità di cogliere il momento e l’essenza dei soggetti fotografati la sua cifra stilistica.

Foto di @mazzi_driver(Processed with VSCO with 4 preset)
foto perfette

È questo, secondo l’osservazione di Wiko, il futuro dei social media. Quello che sta appassionando i più giovani, ma che comincia ad incuriosire anche gli influencer più seguiti e blasonati, quello che vuole raccontare in modo più autentico la realtà, la quotidianità e situazioni comuni, perfino imperfette e disordinate. Quello, insomma, volto all’abolizione della famosa dicotomia “vita reale VS instagram“.

Foto di @joyfresquito (Processed with VSCO with 4 preset)

 

P.P.