Sul Time, Liz Mundy, autrice di The richer Sex nonché biografa di Michelle Obama, ha già lanciato il sasso: il 40% delle donne americane guadagna più del marito e nel 2030 ci sarà il sorpasso. Siamo avvocati, medici, giornaliste, manager e politiche di successo, estremamente multitasking e terribilmente social. Eppure nonostante tutto questo qualcosa continua a mancare nelle nostre vite, qualcosa che (forse, e dico forse) le nostre nonne e bisnonne avevano: l’amore di tutta la vita.

Quello che esisterà sempre, quello che sbiadirà un po’ con le tempeste ma rimarrà forte e possente per i giorni bui, quello che fa sognare non in tutti i momenti, ma in quelli speciali. La certezza, la sicurezza, la stabilità di una quercia nelle notti d’inverno.

Ecco, quello, a noi Principesse 2.0 manca proprio (a parte qualcuna, che ammiro con tutta me stessa): in un mondo veloce che fa solo rumore, in continuo cambiamento e con mille stimoli da ogni direzione, mantenere l’interesse e l’amore verso qualcuno per tutta la vita ci sembra una favola d’altri tempi, una fantasia anche poco riuscita.

Eppure (forse, e dico forse) si può. Come? Reinventandosi, creandosi dei ruoli al di là di quelli di tutti i giorni, giocando, recitando e immedesimandosi uno nell’altro, giorno dopo giorno, vita dopo vita.

Sì, forse i giochi di ruolo servono proprio a questo. A tirar fuori lati della nostra personalità sepolti, nascosti, esplosivi, impauriti o troppo esuberanti, a renderci libere almeno per una notte dalle aspettative e dagli obiettivi di ogni giorno, o a farci sentire per un attimo padrone del mondo.

E allora non importa immaginarsi segretarie sexy, infermiere un po’ porno, pin up, studentesse innocenti, dominatrici, schiave, geishe, comandanti o ballerine di burlesque: l’importante è saper scegliere ciò che in quel momento fa per noi.

In un patto d’altri tempi si creano regole del gioco fatte apposta, studiate assieme con cura, si scelgono i costumi o solo le scene, si decidono i copioni o si lascia tutto all’improvvisazione e ci si immerge in una realtà magica e parallela.

Nella finzione di non essere se stessi si liberano lati di sé celati e meravigliosi: ecco perché un gioco di ruolo consensuale e ben studiato può diventare anche un modo per scoprirsi (e non solo per ri-scoprirsi) all’inizio di una relazione… Conoscere una persona non solo per ciò che rende pubblico e visibile, aiuta a costruire un’intimità più matura e profonda, adattissima a diventare (forse) un rapporto solido e coinvolgente.

Insomma, i giochi di ruolo sono una miniera di sorprese e situazioni alla quale attingere ogniqualvolta ve ne sia bisogno: noia, desiderio di più intimità, conoscenza, voglia di trasgredire, brama di libertà… Giocare assieme può quindi diventare il primo gradino di un’alchimia nata da poco, o un prezioso momento di svago e creatività, catartico e liberatorio per le coppie di lunga data.

Qualsiasi siano i personaggi, lo scenario, il contesto e le attività mettersi, togliersi e scambiarsi le maschere può essere un modo nuovo e coinvolgente per mostrarsi nudi, scoprendosi e scoprendo nel partner una, nessuna e centomila anime.

Erika POMPILI

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