Mangiare sano, andare in palestra, frequentare i posti giusti, non avere mai il rossetto sbavato, avere sempre la mise giusta e i capelli in ordine. La società ci vuole così: perfetti. Siamo chiamati ad essere sempre altamente performanti sul lavoro, efficienti a casa, amorevoli e presenti in famiglia. Questa costante e maniacale ricerca della perfezione ad ogni costo, ci porta a mettere in secondo piano noi stessi. Ad ignorare quella voce che ci chiede pietà, che ci supplica di fermarci. E così, ci ha pensato una pandemia ad obbligarci a lasciarci andare. A convivere, volenti o nolenti, con quello che urbi et orbi, ormai, viene definito goblin mode.

Goblin mode: che cosa significa?

Ma cosa significa esattamente goblin mode? Il termine indica uno stato d’animo caratterizzato dal bisogno di isolarsi e non parlare. Di non interagire. Indica uno stato d’animo in cui il morale è basso, così come la voglia di uscire, vedere gente e fare cose. Il goblin mode è un’attitudine che ci spinge a rimanere in pigiama per tutto il giorno, facendo la spola tra il letto e il divano, dove consumiamo pasti che farebbero inorridire qualsiasi nutrizionista, facendo incetta di serie TV leggere, che non ci lasciano pensare troppo.

Se ne parla anche dopo il lockdown

Un po’, insomma, quello che è accaduto durante il lockdown. Ma adesso che le restrizioni sono finite e siamo tornati ad una qualche forma di normalità, perché il goblin mode continua ad esercitare grande fascino e ad essere tendenza, tanto che anche i social sono pieni di hashtag che lo inneggiano? Semplice: siamo stanchi. Stanchi di essere sempre al top ed efficienti.

Goblin mode come sfiducia nei confronti del mondo

Ma non solo: più in generale, il goblin mode traduce un atteggiamento di sfiducia nei confronti di un mondo difficile, caotico e problematico, tanto che l’unica via di uscita sembra essere quella di chiudersi in casa, annichilirsi e non avere rapporti con alcuno. Diventando, di conseguenza, una sorta di lotta pacifica contro la cultura della produttività ossessiva e dell’efficienza ad ogni costo. È sempre, dunque, così semplice vivere in questo stato? No. Anche perché se da un lato invochiamo il diritto ad abbrutirci, celebrando in teoria l’auto-indulgenza, dall’altro dobbiamo fare i conti con una cultura saldamente radicata nel nostro modo di essere, che provoca inevitabili sensi di colpa quando decidiamo di lasciarci andare e infischiarcene delle regole sociali.

Un diritto da esercitare quando ne sentiamo il bisogno

Con questo chiaramente non vogliamo incitare a fare del goblin mode uno stile di vita. Il nostro vuole essere, piuttosto, un invito a concedersi ogni tanto il diritto di staccare la spina, di assecondare anche i nostri bisogni più egoisti e meno politicamente corretti, se è quello di cui sentiamo l’esigenza in un dato momento della nostra vita. E a farlo, ça va sans dire, senza sensi di colpa. Perché, vi assicuriamo, se ci fermiamo un giorno, il mondo va avanti comunque.

Pinella PETRONIO

(Credit ph. @iambridget_jones)