Nella primavera del 1883, Caroline Astor – la signora Astor, così era conosciuta in società regina di New York – perse la corona. L’usurpatrice era Alva Vanderbilt, la famigerata e feroce scalatrice sociale della gilded age.  L’ambientazione, un grande ballo ospitato nel palazzo della Fifth Avenue dei Vanderbilt.

Alva, una delle donne più ricche d’America grazie al matrimonio con William K Vanderbilt, era vista con disprezzo dagli Astor. Soldi troppo nuovi Se avete visto anche solo una puntata di The Gilded Age su Sky, sapete di che cosa stiamo parlando. Troppo appariscente. E così, non fu invitata al ballo annuale della signora Astor a New York. Non riuscì ad avere il lasciapassare. Desiderava così tanto il sigillo di approvazione della signora che si trasformò in una furia. E a quel problema, ha lanciato soldi in proporzioni oscene.

La Vanderbilt ha deciso – a quel punto – di organizzare la festa in costume più sontuosa della storia. L’evento è stato così sontuoso da rimanere un punto di riferimento che la signora Astor ha ceduto. Avrebbe partecipato alla festa, ma c’era una nuova intesa: la  Vanderbilt ora governava New York.  Alva aveva  progettato la sua comprensione del potere delle immagini, dei pettegolezzi e della stampa.

L’era del servizio fotografico era iniziata. Per l’astuta persona mondana, un ballo, un galà o un evento di beneficenza sono diventati un successo o un insuccesso; il potere sociale è sempre stato quello di stare nella stanza – e farsi fotografare – con le persone giuste. E la pubblicità è al centro del beneficio. L’importanza sociale di quella lista financo nella seconda metà del secolo scorso non potè essere sottovalutata.

Il ballo in bianco e nero di Truman Capote del 1966 è stato un potente antecedente del moderno Met Gala. Dunque da sempre il tappeto rosso è un catalizzatore di immagini, di star e, perché no anche di arrampicatori sociali. I tempi cambiano, ma le mode non cambiano, mai.

SGa