Ad ogni singolo ecco un nuovo look, stilisti diversi (indimenticabili le canottiere Dolce&Gabbana di Festival), video originali che si sono perfino imbattuti nella censura. L’amore per l’innovazione si traduce nel rinnovarsi, e forse la separazione creativa dalla sorella Chiara non è altro che l’ennesima evoluzione di Paola. Così durante l’estate l’abbiamo vista in un’insolita veste anche sul piccolo schermo nel programma Nord-sud-ovest-est – Tormentoni estivi, in cui è apparsa ancora una volta bella, sexy e sorridente. Ma si può essere così interessati all’immagine senza finire per esserne ossessionati? Abbiamo indagato i segreti di Paola, del suo stare bene e della sua carriera.

Si è conclusa un’estate per te molto ricca, con un album e un programma televisivo. Quali sono i tuoi buoni propositi per l’autunno, in questa nuova fase lavorativa senza Chiara?
Restano quelli che ho sempre avuto: continuare a realizzare prodotti di qualità, seguire progetti creativi che mi soddisfino, prima di tutto con la musica ma anche con l’immagine. Ciò che mi appaga di più è riuscire a sfornare qualcosa di nuovo, non scontato e comunicativo.

Ti piacerebbe dedicarti alla televisione?
Se mi dovessero presentare un progetto creativo che incontra il mio interesse non mi dispiacerebbe. Non sono una snob e guardo la tv, soprattutto quando dietro i programmi c’è un grande lavoro da parte degli autori. Nord-sud-ovest-est – Tormentoni estivi è stato un programma innovativo: un viaggio inusuale e divertente parlando di musica e con dei conduttori non conduttori. Mi ha ispirato fin dall’inizio e sono rimasta soddisfatta del risultato.

Cosa ne pensi dei talent show musicali?
Mi piacerebbe che la musica in tv non si riducesse solo ai talent show. Ne seguo alcuni, ad esempio X-Factor, perché crea un giusto equilibrio tra musica e immagine, un mix indispensabile nel mondo del pop.  Finalmente anche in Italia qualcuno si è reso conto dell’importanza di presentare un prodotto nel modo giusto.

Tu hai sempre curato la tua immagine sul palco, da dove nasce l’interesse per la moda?
In realtà la mia passione per la moda è la diretta conseguenza del mio interesse verso il costume, verso ciò che accade in un preciso momento storico e che abiti e accessori riescono a rappresentare. Anzi la moda spesso anticipa i tempi, seguendola ricevo degli stimoli. Il mio interesse per l’immagine nasce dal mio carattere: amo cambiare, mi stanco facilmente di qualcosa e sento il bisogno di novità.

Come si riflette questo interesse nel tuo lavoro?
La moda e la musica hanno molto in comune: le tendenze tornano, si mescolano, vengono rivisitate. Io amo molto l’Haute Couture perché crea icone immortali, quasi dei quadri che mi ispirano molto per scrivere musica.

E quale ti sembra essere oggi l’immagine delle donne?
Viviamo in un momento particolare, le donne si dividono in due categorie: quelle succubi di un’immagine preconfezionata a cui aderiscono nel look se non addirittura fisicamente, e quelle che cercano di capire cosa le fa stare realmente bene. Le donne dovrebbero riscoprire il benessere, l’amore per se stesse e imparare ad accettare determinate caratteristiche, senza ricercare modelli impossibili o di diventare ciò che non si è.

Come si ricerca il benessere?
Bisogna liberarsi dalle gabbie d’immagine costruite dai media e che diventano una trappola. Le donne sono forti, ma molto suscettibili quando si parla di bellezza. Io sono favorevole al migliorarsi, la bellezza è essere in sintonia con il proprio benessere, il che non vuol dire però andare a vivere in campagna, non indossare i tacchi e non tingersi i capelli. Mi inquieta molto il fatto che certe donne si trasformino in qualcosa che non sono.

Quindi sei contraria alla chirurgia plastica?
Non voglio giudicare, ma mi inquietano i volti che si trasformano, che diventano tutti uguali. Rischi di perdere te stesso, perché una volta oltre passato il confine perdi il senso del limite, come chi fa molte lampade ma non si vede mai abbronzato abbastanza. È il sintomo di un malessere profondo, ma non bisogna demonizzare la chirurgia che in molti casi è utile e salvifica, ma l’aiuto non deve mai sfociare in un’aggressione.

Cosa ti concedi per il tuo benessere?
Ultimamente ho recuperato il piacere di leggere, mi sono resa conto che il pc e lo smartphone mi avevano fatto dimenticare la bella sensazione di sfogliare un libro di carta. Mi sono anche appassionata molto alla zumba perché è una via di mezzo tra la danza e il fitness, quindi mi diverto molto a danzare a ritmo di musica che in realtà è un vero crossover di generi. Ma in realtà non sono molto disciplinata con l’attività fisica, in alcuni periodi mi lascio distrarre o dedico totalmente allo scrivere musica.

Segui qualche dieta?
Sono golosa di carboidrati e poi mi tocca correre ai ripari.

Ma in realtà sei in perfetta forma fisica, non a caso sei considerata un sex symbol…
Ammetto di avere un’immagine prorompente con cui gioco molto. La sensualità per me è un modo di esprimere però una parte di me, non l’unica. Non mi interessa essere sexy senza un fine, senza spessore, sto attenta a non essere mai volgare. La sensualità sta nell’immagine, quindi non solo nel look, ma anche nell’atteggiamento che deve rivelare grande consapevolezza di se stesse. Oggi viviamo in un momento di grande edonismo, tutti si esibiscono pubblicando foto con gli smartphone sui social network. Il mondo è pieno di belle ragazze, quindi devi distinguerti in altri modi per emergere.

Sei anche molto apprezzata dal pubblico omosessuale al punto di essere un’icona gay. Come ci si sente?
È una situazione che si è venuta a creare naturalmente. Mi rendo conto che i miei interessi mi accomunano molto a quelli di una parte del pubblico gay, che in realtà è molto più vario e chiaramente non si può piacere a tutti. Il tipo di comunicazione che abbiamo avuto con Chiara fino ad un certo punto e che io ho proseguito personalmente è molto affine al linguaggio di questa parte di pubblico. È un riconoscersi e ritrovarsi in determinate cose, c’è un grande amore che è destinato a durare. Almeno finché continuerò ad amare le parrucche.

Andrea VIGNERI

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