Il verdetto del Festival di Cannes 2016 è arrivato e, a vincere la Palma d’oro per il miglior film è stato Ken Loach che, con il suo I, Daniel Blake, ha saputo incantare la giuria guidata da George Miller.
I giurati l’hanno ammesso, hanno dovuto discutere, confrontarsi e battersi, ma alla fine sono certi di aver dato la loro preferenza a chi se lo meritava più di tutti.

Se per George Miller è stata “l’esperienza più spossante e più bella della mia vita”, per Valeria Golino, giurata d’eccellenza, (qui tutti i suoi look più belli) questa edizione del Festival di Cannes ha avuto il grande merito di presentare “un’abbondanza di personaggi femminili interessanti e molti titoli che avevano donne per protagoniste. E poi ho visto grandi performance da parti di attrici anche in film che non mi sono piaciuti. Quello che mi ha colpito è stato proprio il fatto che anche nei film in cui non mi sono ritrovata c’era qualcosa di bello, immagini che mi hanno colpito. E’ stata una selezione molto molto interessante che rappresenta il cinema di oggi”.

Golino e Donald Sutherland hanno consegnato il Grand Prix de la Jury a Juste la fin du monde, con cui l’enfant prodige canadese Xavier Dolan, che a 26 anni è al suo sesto lungometraggio, firma il suo primo film con un cast di superstar da una pièce di Jean-Luc Lagarce. La sua indagine sui rapporti familiari prosegue con la storia di uno scrittore (Gaspard Ulliel) che torna a casa dopo dodici anni per annunciare di essere in fin di vita. Troverà la madre, Nathalie Baye, il fratello maggiore, Vincent Cassel, la cognata Marion Cotillard e la sorella minore, Léa Seydoux. Il regista, al ritiro del premio, ha dedicato, non senza emozione, un lunghissimo discorso alla sua famiglia “con cui mi sento molto meglio del mio protagonista con la sua. Tutto quello che si fa nella vita si fa per essere amati, almeno è quello che faccio io”.

Un ex equo per il premio alla regia, che ha visto dunque salire sul podio dei vincitori sia il romeno Christian Mungiu per Bacalaureat sia il francese Olivier Assayas per Personal Shopper.

Il primo racconta una manciata di giorni nella vita di una famiglia piccolo borghese in cui Eliza (la ventiduenne Maria Dragus che ha accompagnato il regista sul tappeto rosso), figlia unica brillante ma cresciuta sotto una campana di vetro, sta sostenendo l’esame di maturità. Una serie di incidenti porteranno il padre, un medico irreprensibile, a venire a patti con la propria coscienza e chiedere favori a poliziotti, dirigenti scolastici e amministrativi purché la figlia riesca a ottenere la borsa di studio per Cambridge e lasciare la Romania.

Personal Shopper è invece una storia di fantasmi nel mondo della moda, un film perfetto per Kristen Stewart, già protagonista lo scorso anno di Sils Maria, con cui Assayas ha partecipato al concorso.

Miglior interpretazione femminile è stata giudicata quella di Jaclyn Jose, protagonista di Ma’ Rosa del regista filippino Brillante Mendoza, ritratto di una madre di quattro figli in un quartiere povero di Manila dove la donna, per sopravvivere, ha messo in piedi un traffico di stupefacenti nella propria drogheria.

Il Premio della giuria è stato assegnato alla regista inglese Andrea Arnold e al suo American Honey, un on the road americano che ha per protagonista un cast di giovanissimi esordienti, a parte la star Shia Laboeuf. La regista ha definito il suo film “una bellissima avventura vissuta con la troupe, alla quale questo riconoscimento appartiene”.

Il cliente, film iraniano di Asghar Farhadi, ha ricevuto ben due riconoscimenti: premio per la miglior sceneggiatura e per la migliore interpretazione maschile.
A questo proposito, il regista ha detto: “Sono felice di portare della gioia al mio popolo che non è conosciuto nel mondo per essere gioioso”.

Uno dei momenti più emozionanti è stato sicuramente la consegna della Palma d’onore a Jean Pierre Léaud. L’attore è stato omaggiato con una clip di film del suo scopritore, Truffaut, ma anche di Godard, Bertolucci, Pasolini con bellissime immagini dal film-manifesto della Nouvelle Vague. “Sono nato a Cannes nel ’59 con Truffaut e il suo film d’esordio, e tutta la vita ho cercato di rispondere al quesito di Bazin ‘cos’è il cinema’”, ha detto emozionato.

Dulcis in fundo, la Camera d’or, assegnato come tutti gli anni al miglior film d’esordio, è stato consegnato a Divines, ambientato nelle banlieue. Presentato nella Quinzaine des Réalisateurs il film è firmato dalla regista franco marocchina Houda Benyamina, che ha conquistato gli applausi di tutti i presenti.

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Vera MORETTI