Se fino a poco tempo fa non sapevamo neppure cosa fosse, ora siamo tutti ferrati su cosa sia il coworking, soluzione che sta diventando sempre più diffusa soprattutto per le startup.

La condivisione di spazi per professionisti che non dispongono di un ufficio proprio, o per chi deve organizzare meeting e congressi, è diffusa ormai in tutta Italia, ma ultimamente ci siamo dibattuti in un progetto che ha attirato la nostra attenzione.

Si chiama L’Alveare ed ha sede a Roma, nato dall’Associazione di volontariato Città delle Mamme, che ha partecipato, nel 2012, al bando Call for social ideas promosso da Italia Camp e UniCredit, proponendo un progetto per la creazione di un coworking con una grande novità, ovvero uno spazio dedicato ai bebè.

Grazie a questa proposta innovativa e vicina alle mamme, che spesso faticano a reinserirsi nel mondo del lavoro dopo la maternità, il progetto è risultato tra i vincenti della Call e il Comune di Roma Capitale, attraverso il Dipartimento promozione, sviluppo e riqualificazione delle periferie, ha concesso i locali per avviare questa attività.

Per capirci di più, abbiamo interpellato le fondatrici di questa startup, che ci hanno spiegato meglio questa iniziativa, che ha fatto parlare di sé fin dalla sua nascita.

Ecco cosa ci hanno raccontato.

In una società che demonizza le mamme con bambini piccoli, e le estromette dal mondo del lavoro, voi avete deciso di andare controcorrente e proporre un ambiente di lavoro con uno spazio dedicato ai bebè. La vostra decisione è stata dettata da una vostra esigenza o da un’esperienza personale?
La nostra idea è nata da una profonda conoscenza della condizione femminile e della maternità in questo Paese.
Noi socie di Città delle Mamme sappiamo per nostra esperienza personale e dai racconti delle tante donne incontrate in questi anni di attività dell’Associazione quanto può essere duro rientrare al lavoro dopo la maternità.

Il vostro progetto ha suscitato l’attenzione dei media e del mondo del lavoro ma, in concreto, come sta andando? Ne usufruiscono in molti?
Il coworking sta andando bene, c’è molto interesse e molta utenza.

L’Alveare propone una serie di servizi utili e diversi tra loro, quali sono quelli più gettonati?
Come servizi classici del coworking sono molto richieste le postazioni a ingresso a carnet, che consentono alle madri lavoratrici di gestire al meglio il loro tempo; la sala riunioni per vari tipi di attività; la sala coworking nel week end per corsi di formazione.
Poi abbiamo da poco attivato il gruppo di acquisto solidale che sta andando molto bene.

Il coworking, che voi proponete con le vostre iniziative, ha preso piede con l’avvento della crisi, ma si tratta, secondo voi, di una tendenza passeggera, destinata ad affievolirsi quando il peggio sarà passato, o piuttosto un nuovo modo di organizzare la propria attività, indipendentemente dalle possibilità logistiche ed economiche?
Naturalmente, secondo noi non si tratta di una tendenza passeggera, altrimenti non ci saremmo lanciate in questa impresa, e non so neanche se dirmi completamente d’accordo con l’affermazione secondo cui sia nato dalla crisi.
Sicuramente la crisi è uno dei fattori, ma dietro al diffondersi dei coworking, della share economy, del cohausing c’è molto altro, c’è la volontà di scegliere la collaborazione rispetto alla competitività, la cooperazione rispetto alla concorrenza, la condivisione rispetto alla chiusura e, da questo punto di vista, io penso si sia all’inizio di questo percorso.

Chi utilizza i vostri spazi ed i vostri servizi? Avete già una clientela tipo?
Le nostre utenti tipo sono soprattutto giovani madri libere professioniste, che vedono ne L’Alveare il luogo ideale per conciliare lavoro e cura dei bebè, ma ci sono anche persone che non hanno figli e scelgono L’Alveare perché condividono la filosofia del coworking e anche perché è proprio un bel posto per lavorare.

E’ capitato che i coworker venissero in contatto tra loro? In questo senso, si può dire che condividere gli spazi lavorativi permette di creare nuove sinergie e nuove idee?
Assolutamente sì, le persone che lavorano in un coworking sviluppano sempre insieme idee, progetti e collaborazioni.

Vera MORETTI