Abbiamo appena assistito all’ennesimo terremoto firmato Elon Musk che acquistando Twitter ha reso (non pochi) utenti delusi e arrabbiati, tanto da averli indotti ad abbandonare il social. A sostituire i cinguettanti tweet c’è Mastodon che è candidato ad essere un degno sostituto o, almeno sembrerebbe, essere pronto per accogliere i tanti utenti cinguettanti orfani di una piattaforma adeguata.

Ma facciamo un passetto indietro. Capiamo un po’ meglio qualcosa in più su questo social. Mastodon è open source e – come spiega la pagina dedicata agli utenti italiani – “non raccoglie i dati degli iscritti, non ha pubblicità o algoritmi segreti” è libero, dunque potenzialmente inclusivo e gratuito. Il progetto non è nuovo, nasce nel 2016 ed ha come scopo quello di mantenere l’utente indipendente, non ci sono pubblicità, c’è molta attenzione alla privacy e si tratta di una struttura decentralizzata, possiamo definirla una community di oltre un milione di utenti nel mondo. (Raggiunti a fine 2017 fonte: Wikipedia).

Eugen Rochko, creatore e CEO della piattaforma, con un post condiviso sulle pagine del blog ufficiale ha affermato che nelle ultime settimane gli iscritti sono aumentati vertiginosamente con 30,000 nuovi utenti in un solo giorno. esattamente come su Twitter abbiamo la possibilità di condividere foto, testi e anche link. Sulle sue bacheche di Mastodon infatti è consentita la pubblicazione di testi con lunghezza fino a 500 caratteri, arricchiti da immagini, video o sondaggi.

Si può interagire proprio come su Twitter con gli altri utenti solo che invece che il retweet c’è il boost ma cambia solo il nome. A livello di contenuti si possono postare in 3 feed differenti, la classica Home che ha un ordine cronologico. C’è il feed locale per scoprire nuovi account e argomenti di discussione che provengono dal luogo in cui ci si trova e il network Federata per scoprire nuovi membri in base alle interazioni e agli argomenti trattati.

Ecco un video molto ben eseguito su Mastodon e le sue caratteristiche:

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