Mi dispiace, non posso. Non odiarmi“. Era scritto su un post it di colore giallo, attaccato sulla scrivania dove Carrie Bradshaw aveva messo i garofani rosa che Berger le aveva portato la sera prima, manifestando il suo desiderio di ricominciare. Ma nemmeno il tempo di gioire per quella che pensava potesse essere una ritrovata serenità con il suo uomo, e boom. Quel post-it, al risveglio dopo una notte d’amore. Un post-it, e niente di più, dopo essere fuggito via alla chetichella, mentre lei ancora dormiva.

Perché si sa, essere lasciati non è mai piacevole, ma esistono modi e modi. Esiste, innanzitutto il rispetto per la persona che, anche se non si ama più, si è amata. Il rispetto per la persona con cui si è condiviso un pezzo di cammino insieme, il tubetto del dentifricio, le giornate al mare, i momenti difficili e anche quelli tristi. Per cui no. Lasciare un uomo o una donna con un post-it non è un modo civile. Anche perché se è vero, come dicevamo, che la fine di una storia è un evento traumatico, spesso a renderla ancora più dolorosa è la maniera in cui si viene lasciati. Senza una spiegazione, sparendo, accampando scuse ridicole, senza avere il coraggio di dire le cose come stanno.

Abbiamo chiesto ai nostri lettori, quali – per loro diretta esperienza o per sentito dire – è il modo più codardo e vile per lasciare ed essere lasciati.

– Se dobbiamo ammettere che il post-it è almeno originale, essere mollati con una telefonata, con una mail, con un messaggio su whatsapp, o usando un piccione viaggiatore, non è nemmeno quello. È solo da codardi. Guardare negli occhi la persona che si sta per lasciare, vedere la sofferenza e la delusione, è solo per uomini o donne che hanno il coraggio delle proprie azioni. Gli altri ricorrono a questi mezzi imperdonabili.

– “Ti lascio perché ho bisogno di ritrovare me stesso“. Hanno perso la via di casa. La strada maestra. E non sanno nemmeno che quello che potrebbero trovare, dopo un lungo peregrinare, non è poi tutto questo Carnevale di Rio…

L’ambasciatore. Non riuscendo ad affrontarvi di persona, mandano l’ambasciata tramite un amico, un parente, un cane o un gatto. Un po’ come quando alle medie era il compagno di banco ad andare dalla ragazzina di turno a dire “Guarda che Tizio, è innamorato di te, ti vuoi mettere con lui?“, ma al contrario. E voi dovete reprimere la voglia di spaccare la testa al mal capitato di turno perché si sa che ambasciator non porta pena.

Sparire nel nulla. Siamo arrivati alla conclusione che anche sulla terra esistono i buchi neri. Altrimenti non si spiegherebbe dove diamine vadano a finire tutti quegli uomini e quelle donne che ad un certo punto si volatilizzano. Non rispondono più al telefono, alle mail, ai messaggi, smettono di scrivere su Facebook, si fingono morti pur di non dire che è finita. E voi, lì che non vi capacitate. Sono traumi questi che non si cancellano. E passeranno gli anni, ma voi continuerete ancora a chiedervi perché.

– “Non è colpa tua, sono io…“, “Ti lascio perché ti amo troppo” (ma cosa significa?), “Il mio psicologo ha detto che…”, “Tu sei troppo per me”, “Ho bisogno di stare da solo”, “Ci siamo conosciuti in un momento sbagliato”, e altre amenità simili. Scontati, banali e inutili. Trovate il coraggio di dire le cose come stanno.

– Subdolamente. Ovvero mettendovi nella condizione di lasciare, per esasperazione, così che loro ne escano puliti e sembra che siate stati voi a lasciare. Meschini e machiavellici.

– A Natale. I peggiori sono quelli che lasciano a Natale. È noto, infatti, che in questo magico periodo dell’anno, i sentimenti e le emozioni si fanno di testosteroni, per cui chi è felice è felicissimo, chi è triste è tristissimo. Leggi alla voce “Il diario di Bridget Jones”. Certo anche il giorno del proprio compleanno, non è il massimo…

Essere lasciati su Facebook, con il cambio dello stato sentimentale. Lo sapevano tutti, eccetto voi e ve ne siete accorti quando vi è arrivata la notifica.

– La pausa di riflessione. Quella stupida, ridicola, inutile pausa di riflessione. Un metodo bieco per prendere tempo e non dire che è finita.

– “Ciao, sto per diventare padre“, ma la madre del bambino non siete voi. Sigla.

 

Pinella PETRONIO