Oggi abbiamo fatto quattro chiacchiere con Felicia Kingsley una scrittrice che, dopo il romanzo d’esordio, prima auto pubblicato e poi campione di incassi, ha scelto di rimettersi in gioco con un altro lavoro, leggermente diverso dal primo, ma soprattutto  classico romanzo rosa.

Stronze si nasce è il tuo secondo romanzo, hai cambiato rotta rispetto a  Matrimonio di Convenienza, una scelta non convenzionale, come mai non hai scelto di provare con un sequel o uno spin-off con i personaggi secondari? 

Un seguito di Matrimonio di convenienza sulla vita dei protagonisti dopo le loro seconde nozze (quelle d’amore) o uno spin-off incentrato su personaggi minori sarebbero stati la via più semplice. Io però non volevo dare l’idea di voler vivere di rendita su Matrimonio di convenienza, ma  dimostrare di aver altre storie da raccontare. Ciò non esclude seguiti o spin off in futuro, ma ho anche altri progetti indipendenti.

In secondo luogo, con  Stronze si nasce mi sono voluta staccare dalla dimensione favolesca di Matrimonio di convenienza, per raccontare fatti che possono accadere a tutti noi, e personaggi che tutti possiamo incontrare. Tornerò di certo a quella tipologia, ma per non restarne imprigionati, credo che ci si debba muovere anche verso altre direzioni.

Come è cambiato il tuo modo di scrivere passando da self a una casa editrice?

Ora sono molto più distaccata e meno “gelosa” del mio lavoro. Prima lo reputavo intoccabile, invece ora so che il distacco emotivo, una volta conclusa la prima bozza, è fondamentale per un buon editing. Non ho più troppe remore a tagliare capitoli, spostare scene, eliminare personaggi, modificare dialoghi. Tra la prima bozza e la versione finale ci sono modifiche anche sostanziali, che non mi spaventano più.

Scrivi di getto o pianifichi? Ti capita mai di cambiare dei passi prima di arrivare al finale? 

Prima scrivevo a braccio, andando solo dietro alla fantasia, adesso ho imparato a preparare una sinossi che mi guidi nella stesura e a pianificare i capitoli in modo che ciascuno  sia funzionale alla storia e faccia progredire la trama, così che non sia mero esercizio di stile. Tuttavia la sinossi non è scritta sulla pietra e, se scrivendo, l’immaginazione mi suggerisce dei passi alternativi, validi e solidi, rivedo il tracciato che mi porta alla fine. Ma la fine va sempre tenuta d’occhio.

Le recensioni, anche quelle negative come influiscono su di te, sul tuo umore e sul tuo lavoro? 

Le recensioni positive, nemmeno da dire, mi entusiasmano e mi caricano di voglia di fare, ma quelle negative (intese come critiche costruttive, non insulti) che sottolineano i punti deboli della storia o della mia narrativa sono ancora più importanti, le tengo in considerazione  per evitare di commettere  gli stessi errori nei miei lavori successivi. Lì per lì, mi sconfortano un po’, ma se hanno un valore di crescita non posso non considerarle. Invece: “Questo romanzo fa schifo” non è una recensione, tanto per capirci.

Il rosa è definito spesso chick lit ma alla fine è uno tra i più letti, che cosa puoi dire per nobilitare il genere

Quando qualcosa diventa mainstream, inevitabilmente viene guardato con sospetto. È lettura di evasione, serve per alleggerire l’umore dopo una giornata pesante, è naturale che ci siano elementi che si ripetono e che fanno parte del genere: lieto fine, principe azzurro quasi perfetto, coincidenze fortuite (nella realtà non riusciamo nemmeno a fare una lavatrice senza spaiare i calzini!), serenità economica, ambientazioni in contesti da film.

Questi elementi sono difficilmente eliminabili, pena, la perdita dello spirito positivo, ma  per “nobilitare” il genere rosa, a mio parere, si deve puntare su una prosa ricca, evitando uno stile narrativo troppo semplicistico su una  ricerca e fedeltà descrittiva dei contesti; sull’inserimento di elementi che ispirino la lettrice a trovare nuovi slanci una volta finito il libro. come  vedere la città in cui è ambientato il romanzo; provare la ricetta citata in un capitolo;  chiedere un aumento al lavoro; o anche fare ordine nella propria vita.

Se altri generi letterari puntano a donare spunti di riflessione o un accrescimento culturale, il rosa può essere considerato come un genere volto a dare un nuovo slancio e un’iniezione di positività. Il romanzo rosa rende felice chi legge, e c’è forse qualcosa di male?

Silvia GALLI