Ora, invece, capita di non accorgersi quasi della loro esistenza, anche se sono molto vicini a noi, e il motivo è che dovunque i ragazzini, al primo sbadiglio o cenno di insofferenza, tirano fuori l’iPad, il tablet o il cellulare e cominciano a giocarci isolandosi da tutto e da tutti.

Ma, se da una parte la tecnologia non è da demonizzare, considerando che con essa i bambini avranno a che fare quotidianamente una volta inseriti nel mondo del lavoro, dall’altra non è certo permettendo loro di utilizzare qualsiasi tipo di dispositivi in qualunque luogo e situazione che li si aiuta.

Se, durante un lungo viaggio o per ammazzare la noia di una giornata uggiosa, giocare con lo smartphone può servire, esistono ambiti in cui neanche andrebbe portato, ad esempio in luoghi pubblici, dove si presume che si vada per incontrare altre persone, o all’aperto, dove si va per giocare e correre in libertà.

Se poi, ai giardinetti, il bambino rimane solo perché i suoi amici si trovano impegnati altrove, e la tentazione di mettergli in mano il cellulare è forte, meglio resistere e, anche se la voglia è poca, proporgli una partita a pallone genitore-figlio o una gara sull’altalena per vedere chi va più veloce.
Sembra una cosa d’altri tempi, ma se i nostri genitori lo facevano con noi, perché non farlo noi con i nostri, di figli?

Potrebbe rivelarsi un’esperienza da ripetere, e anche l’occasione per fare nuove amicizie.

Vera MORETTI

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