Steve Jobs fa ancora parlare molto di sé, anche se questa volta si tratta del film a lui dedicato e che si chiama esattamente come lui, senza fronzoli e senza sottotitoli.
La personalità, la visione della vita e lo spiccato senso di innovazione che hanno fatto stare sempre questo personaggio un passo avanti rispetto a tutti gli altri, che invano lo rincorrevano, sono fattori che, da soli, fanno capire l’importanza della sua storia.
Ma, come spesso accade quando si tratta di celebrità forti e controverse, le aspettative vengono spesso deluse, e, ad una settimana dall’uscita del film negli Stati Uniti, c’è già chi parla di flop.

In realtà, non è il primo film dedicato al numero uno di Apple, poiché era già passato nelle sale cinematografiche Jobs, con Ashton Kutcher nel ruolo di protagonista, ma, a differenza del suo predecessore, c’è chi ha avuto parole lodevoli per la recitazione di Michael Fassbender, e anche per la qualità della pellicola, che però ha incassato, nel primo fine settimana, 7,3 milioni di dollari.

Per un prodotto simile è assai poco, e infatti le dita puntate sono tante.
Eppure, le premesse per un successo c’erano tutte, a partire da Aaron Sorkin, che ha scritto il film e che arrivava dall’esperienza della sceneggiatura di The Social Network, per il quale ha vinto anche un premio Oscar, nonché delle serie Tv The West Wing e The Newsroom.

Regista è, invece, quel Danny Boyle di Trainspotting, The Millionaire, vincitore di otto premi Oscar e 127 ore, famoso per i suoi frenetici movimenti di camera.

Lo spunto per realizzare il film e la biografia ufficiale di Jobs scritta da Walter Isaacson e la pellicola è stata divisa in tre parti, che descrivono tre momenti separati ma ugualmente importanti per la vita del fondatore della Apple. Ogni parte ha poi dei flashback che servono per far capire meglio la storia anche a chi non è particolarmente esperto sull’argomento.

In effetti, tra le critiche rivolte alla pellicola,c’è anche quella di essere piena, forse troppo, di sottintesi e di eventi che vengono dati per scontati, senza pensare a chi non è informato sulla vita e sulla personalità di Steve Jobs. In questo modo, sembra sia difficile seguire la trama del film e capirne ogni passo.

Ma cos’è che non è piaciuto a pubblico e critica?
Ecco le impressioni raccolte tra gli “addetti ai lavori”, in attesa di vedere il film anche in Italia, dove uscirà il prossimo 21 gennaio.

A.O. Scott, capo dei critici cinematografici del New York Times, ha scritto che il film è “audace dal punto di vista formale, impegnativo dal punto di vista intellettuale” e che “sfida la pigrizia di certe convenzioni di Hollywood”.
Scott, inoltre, fa riferimento alla contraddizione tra la personalità di Jobs, che era minimalista e ossessionato dal controllo su tutto, e quella di chi ha fatto il film, che invece si è rivelato massimalista e a tratti verboso: “La collisione tra questi stili è affascinante e a volte disorientante. A volte la camera si agita così tanto che distrae lo spettatore, perché è intrappolata in un film che consiste quasi esclusivamente di conversazioni rapidissime dentro spazi chiusi. Ma questo dinamismo aiuta a creare un’atmosfera di suspense nervosa, quasi assurda. Si trattiene il respiro in attesa di quello che succederà, anche se sapete esattamente cosa succederà. La miglior cosa di Steve Jobs è proprio quanto è incasinato. Si allarga, si incurva, sbriciola i suoi ingranaggi, a volte persino si blocca per eccessivo multitasking. Eppure il risultato non è caotico ma coerente”.

Più severi sono stati i “colleghi” del Guardian, che, dopo aver lodato Fassbender per la straordinaria interpretazione e Danny Boyle per la sua regia, si sono scagliati contro il risultato ultimo. Solo gli amanti e seguaci di Apple, a loro parere, potranno apprezzare appieno il film. Un po’ troppo di nicchia dunque?

La tecnica è apprezzatissima anche dall’Atlantic, con applausi a scena aperta per Fassbender e i dialoghi, definiti “un’iniezione intracardiaca di adrenalina sorkiniana”, ma andando al sodo la storia non dà la possibilità di conoscere bene Jobs come persona e non solo come personaggio.

Critiche pesanti sono arrivate anche da Laurene Powell Jobs, la vedova di Steve, che considera gli autori del film, e degli altri documentari usciti negli ultimi mesi sul marito, colpevoli di aver spostato l’obiettivo dalle sue straordinarie capacità innovative e comunicative ed aver preferito mettere in risalto il suo carattere, che definire spigoloso è poco.

Chi avrà ragione? Noi di Bellaweb sicuramente siamo molto curiosi di vedere questo film, non solo per poter dire anche la nostra, ma anche per ammirare gli attori, dei quali si dice solo bene, a partire da Michael Fassbender fino a Kate Winslet, passando per Jeff Daniels e Seth Rogen.

intanto, ecco qui un assaggio di ciò che vedremo nelle sale.

Vera MORETTI