Avete presente quando sentite che a qualche mafioso o a qualche criminale incallito viene dato un ergastolo? Questa sentenza spietata sembra essere troppo poco per chi ha subito la violenza o la perdita di una persona cara ma davvero un peso troppo grande da infliggere ad un essere umano. L’ergastolo non finisce mai, fine pena mai, finché il cuore batte ci saranno le sbarre o almeno la mancanza di libertà. La violenza sulle donne è un ergastolo che non finisce mai, con cui ci siamo abituate a vivere, vivere a intermittenza, con una pena ingiusta che ci hanno inflitto.

Oggi, lunedì 25 Novembre 2019, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra esattamente come l’anno scorso e come si celebrerà l’anno venturo e quello dopo ancora. Cosa è cambiato, come possiamo migliorare, cambiare la situazione?

In Italia, secondo i dati resi noti in questi giorni della Polizia di Stato, ogni giorno 88 donne sono vittime di atti di violenza, una ogni 15 minuti. Secondo quanto riportato dall’iniziativa ‘Questo non è amore‘ le vittime della violenza di genere sono italiane nell’80,2% dei casi, e gli autori sono italiani nel 74% dei casi. E l’82% delle volte chi fa violenza su una donna non deve introdursi con violenza nell’abitazione, ha le chiavi di casa o gli si apre la porta. Si tratta quasi sempre del compagno o di un parente.

Che significa questo? Che le donne la maggior parte delle volte conoscono o peggio sono sposate o fidanzate con il proprio carnefice, nessun alibi dello straniero, dell’uomo nero’ o di chissà quale altra falsità. Non abbaiamo una soluzione e quando qualcuno la troverà non sarà sicuramente semplice o immediata.

Violenza sulle donne: a che punto siamo

Non possiamo cambiare il mondo ma possiamo cambiare le abitudini a casa nostra, nel nostro ufficio, nel nostro cerchio di amici. Non lasciamo che la quotidianità e la stanchezza siano più forti di noi. Diciamo no ad atteggiamenti e situazioni che ci squalificano, fermiamoci a dialogare con chi ha dei pregiudizi nei confronti delle donne, continuiamo a leggere e a capire come contrastare questa o quell’altra ingiustizia, facciamoci portavoce di valori di uguaglianza e battiamoci per questo tutte le volte che possiamo, ancora e ancora. Parliamo con le nostre figlie e coi nostri figli, spieghiamo alla mamma e alla nonna, incoraggiamo il cambiamento che dal piccolo può solo che diventare sempre più grande.

Ergastolo viene dal latino e si riferisce al lavoro a cui erano sottoposti gli schiavi quando venivano puniti. Il nostro ergastolo dobbiamo però renderlo costruttivo, lavoriamo per il cambiamento con chi ci circonda, con la nostra famiglia, con i colleghi, deve essere un lavoro di squadra che sappia ridarci quello che ci spetta, niente di più niente di meno.

Martina ZANGHI’