Pensare al sesso continuamente è una particolarità, ma quando il comportamento sessuale viene “messo in atto nonostante il manifestarsi di conseguenze negative per sé e per gli altri” allora si sfocia nella patologia.

Nonostante nel DSM IV la Dipendenza da Sesso non sia considerata una patologia psichiatrica, sono molti i disturbi caratteriali che presentano questo “sintomo”: rapporti sessuali compulsivi e un’idea fissa che va assolutamente messa in pratica al più presto.

In Italia, secondo un recente studio condotto dal Dottor Franco Avenia e coordinato dalla Dottoressa Annalisa Pistuddi su 1046 soggetti, questo tipo di dipendenza riguarda il 5,8% della popolazione (più un 8,3% a rischio di svilupparla in futuro).

Sono più colpiti gli uomini che le donne, soprattutto single. L’identikit del “perfetto” sexual addict infatti è un uomo tra i 35 e i 50 anni, residente nel Nord Italia, che si è fermato agli studi della terza media ed ha un matrimonio alle spalle.
E’ dimostrato infatti, che la condizione di solitudine e la scarsa cultura influiscono pesantemente sulla trasformazione del disturbo in una vera e propria dipendenza.

Sia chiaro che non parliamo di amanti del sesso: non è il numero di rapporti giornalieri che determina una dipendenza sessuale!
Il problema si presenta quando il soggetto in questione manifesta continuamente un desiderio sessuale generico, indirizzato a soggetti di età variabile e senza alcun interesse sentimentale: si passa dalla masturbazione compulsiva, ai rapporti frettolosi con persone quasi sconosciute, allo sfruttamento della prostituzione.

In genere il dipendente sessuale nasconde con questo atteggiamento una scarsa autostima, dovuta qualche volta a traumi infantili di tipo sessuale (ma non sempre!), che viene potenziata solamente tramite la conferma che un amplesso può dare: “viene a letto con me perciò io sono bravo/intelligente/bello/interessante”. A questo tipo di convinzione seguono senso di colpa, disagio, tristezza, fino a sfociare alle volte nella depressione.

Col tempo a queste pratiche continue possono accostarsi disturbi dell’erezione, anorgasmia, eiaculazione precoce o ritardata e forti ansie da prestazione, poiché il semplice risultato del rapporto fornisce all’individuo una risposta sul suo stesso valore.

Oltre al disagio psicologico profondo che questo disturbo arreca (e ai danni socio-economici da esso provocati) in oltre la metà dei casi i sex-addicts si macchiano di reati a sfondo sessuale come stupri e molestie: ciò dimostra che la problematica non deve essere considerata individuale, ma di peso sociale.

Non è facile da riconoscere, ma se considerata per quella che è può essere trattata e curata come tante altre dipendenze con cicli di psicoterapia individuale e di gruppo, psicofarmaci e astinenza: l’obiettivo non è smettere di fare sesso, ovviamente, ma tornare a viverlo in maniera serena e consapevole godendo di ogni rapporto in un contesto emotivo soddisfacente.

Erika Pompili