Abbandonati i campi di atletica leggera, ma mai lo sport che continuò a praticare per tutta la vita, Ottavio Missoni è diventato non solo uno dei più grandi ambasciatori dell’ Italia nel mondo, ma è stato, insieme a pochi altri, uno dei creatori di quel fenomeno chiamato moda italiana di cui sembriano meno orgogliosi di quanto dovremmo.

Ripercorrere la sua storia significa attraversare un secolo di storia del nostro paese, tra luci ed ombre. Nato nel 1921 a Ragusa di Dalmazia, è uno di quegli italiani che ebbero la sorte di nascere sudditi di un altro paese, la Jugoslavia; come tanti coetanei è mandato al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale, e viene fatto prigioniero nel campo di battaglia di El Alamain; tornato in Italia ricomincia i suoi tanto amati allenamenti che lo portano alle Olimpiadi di Londra.

Ma tutto cambia dopo l’incontro con Rosita Jelmini, l’amatissima moglie che sposa nel 1953, stesso anno in cui fondano l’azienda. Ottavio Missoni scompare quindi nell’anniversario dei 60 anni di attività, un compleanno festeggiato con una campagna pubblicitaria d’eccezione in cui accanto a capi ed accessori di stagione vengono accostati pezzi cult che hanno reso celebre Missoni nel mondo.

La loro è una storia di un piccolo miraoclo italiano, la piccola azienda a conduzione familiare che passo dopo passo diventa un marchio planetario, dallo stile inconfondibile. Ad Ottavio Missoni va riconosciuto il merito imprenditoriale di essere stato tra i primi a scommettere nel settore della maglieria, su Milano come capitale della moda italiana quando ancora gli altri sfilavano a Firenze e di avere fatto breccia nel mercato americano conquistandoDiana Vreeland.

Una storia di successi privati e professionali sullo sfondo dei mille colori degli ormai mitici zigzag che hanno fatto scuola. Fino a gennaio 2013, quando dal Venezuela è giunta la notizia della scomparsa dell’ aereo su cui viaggiava il figlio Vittorio insieme alla moglie, un dolore grandissimo per tutta la famiglia che adesso si stringe in lutto per la morte del patriarca.

Andrea VIGNERI

[ Torna indietro... ]