Dovete sapere che, durante la Milan Fashion Week, non solo è importante essere invitati alle sfilate. Ma importante è anche avere, non diciamo la prima fila, ma almeno un posto a sedere. Anche se il posto a sedere è poi in piccionaia e si vede poco o niente. Quelli che hanno il privilegio di avere un sitting, così si dice, hanno la possibilità di entrare prima, mentre gli altri, il nutrito popolo degli standing, devono rassegnarsi ad aspettare che tutti siano entrati. Sole a picco, pioggia o neve, poco importa. Gli standing devono stare in un angolo e aspettare.

Ora il popolo degli standing si divide esattamente in due categorie: ci sono quelli che educatamente attendono che si accomodino tutti i sitting (giornaliste famose, la blogger super cool e super influencer, fashion editor importanti con la pletora di assistenti…), nonostante sappiano che bene che vada dovranno usare la fantasia per capire che razza di abiti stanno sfilando (poi per il pezzo useranno appunto la fantasia), male che vada arriveranno a sfilata già iniziata quando gli sarà dato il permesso di entrare. Poi ci sono quelli che, benché in standing, sfruttano la conoscenza dello stagista dello stagista della pr manager ed entrano, senza aspettare niente e nessuno. Così va nella moda.

La quinta giornata di Milano Moda Donna si è aperta per noi con la sfilata di John Richmond. In front row, dove quest’anno faceva persino capolino un pappagallo verde, la solita pletora di amici della maison, costituita essenzialmente da una fauna di personaggi del mondo della Tv, dello spettacolo e della musica, tra i quali spiccavano il ciuffo bianco di Malgioglio, il capello di velluto bordeaux della Contessa Pinina Garavaglia, l’abito sartoriale di Enzo Miccio e le chiome – bionda e bruna – delle Donatelle. In passerella, invece, abbiamo visto una collezione il cui fil rouge si dipana lungo un arco temporale che va dagli Anni ’20 agli Anni ’70, passando per i ’60. Un caleidoscopio di abiti che rubano dal passato quello che più gli pare: pois, righe e geometrie si alternano a tinte unite, lampi di colore (prevalentemente blu royal, verde pistacchio e giallo limone) spezzano la rigorosa monotonia del bianco e del nero, le decorazioni di perline ton sur ton si mischiano a quelle di ispirazione art decò, il caddie di seta si accompagna alla pelle laserata o ricamata. Un abito, lungo e nero, senza maniche e tempestato da una miriade di punti luce strappa anche un meritato applauso alla platea.

Andrea Incontri porta in passerellla una moda molto intimista. La sua collezione primavera estate 2016 racconta una donna che ama un’eleganza non urlata, ma rarefatta, un’eleganza che parte innanzitutto da una ricerca materica sofisticata (toile di lino con intaglio a-jour, bordure di pizzo, cotone doppiato superstretch, veletta, tecno-voile, laminati), che reinterpreta i grandi classici del guardaroba in chiave assolutamente moderna. Così sfilano in passerella tailleur rigorosi tailleur giacca-pantalone mossi da un gioco di specchi triangolari, blazer nettamente accorciati e camicie abbottonatissime coordinate a maxi gonne.

La primavera estate 2016 pensata da Angela Missoni presenta una collezione che reinterpreta l’heritage della maison. Punto di forza è la maglia, da sempre nel dna della casa di moda milanese fondata da Ottavio Missoni, intessuta da blocchi di righe orizzontali, verticali, diagonali e zigzag, completamente immersa in un bagno di colori che vanno dal rosso al lilla, dal verde prato al senape, dal blu al tortora, senza dimenticare il bianco e il nero. Sfilano, uno dietro l’altro, abiti lunghi e fluidi, pantaloni ampi come gonne, T-shirt dress e maxi pull a zig zag, ai quali vengono abbinate lunghe sciarpe, prezioso ornamento per il collo. Ai piedi della donna Missoni si alternano booties a sandalo, sandali a doppia fascia incrociata e Converse All Star realizzate con tessuto di maglia Missoni a righe e a zigzag.

Pinella PETRONIO