E’ arrivato il sì definitivo e bipartisan dell’Aula della Camera alla legge che introduce le quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa e delle società a partecipazione pubblica. In base a questa legge, approvata con 438 sì, 27 no e 64 astenuti, i Cda dovranno essere composti da un quinto di donne a partire dal 2012 (20% nel primo mandato) e da un terzo dal 2015 (il 33,3% nel secondo mandato). Le nuove regole entreranno quindi a pieno regime nel triennio del mandato 2015-2018.

Finalmente una legge che tutela le donne nel mondo del lavoro, almeno quelle nei ruoli di potere, a fronte delle pratiche discriminatorie che ancora si verificano ai danni di altre donne in numerose aziende.

E’ di pochi giorni fa, per esempio, il caso della MaVib di Inzago (Mi), dove a perdere il lavoro sono state 13 donne, ragazze e madri di famiglia, perché il loro stipendio non è prioritario e perché “così possono stare a casa a curare i bambini”.

Anche a Corbetta (Mi) una quarantina di lavoratrici dello stabilimento A&G Marco sono in agitazione perché senza lavoro, dato che si rifiutano di proseguire la loro attività con un contratto “pirata” molto meno oneroso, affidato a una cooperativa.

Nel primo caso Ivaldo Colombo, ad dell’azienda MaVib, sostiene di non avere mai pronunciato la frase infelice (forse qualcuno le paga, le donne, per stare a casa a curare i bambini? E quando lo stipendio della donna è necessario, come si fa?) Tuttavia i tagli riguarderanno il reparto produzione, dove gli addetti sono in 18 casi su 20 di sesso femminile.

Purtroppo si crede o si finge di credere ancora troppo frequentemente che lo stipendio delle donne sia un extra, perché il reddito più importante deve essere nella mentalità comune quello dell’uomo. Ma vi sono famiglie dove avviene esattamente il contrario, e famiglie dove i due stipendi sono entrambi bassi, quindi entrambi indispensabili per costituire insieme un reddito che sia vagamente dignitoso. E vi sono anche donne sole, con o senza figli, il cui stipendio è fondamentale, in assenza del sostegno economico del partner.

Ben venga quindi questa legge, se contribuirà a focalizzare l’attenzione sull’importanza del lavoro femminile, a tutti i livelli. Siamo certe che la presenza di più donne nei Cda porterà una maggiore attenzione verso le problematiche e le discriminazioni per le quali ancora oggi molte donne soffrono nei luoghi di lavoro.

Livia Buseghin