Ultima settimana dell’anno e del primo decennio del Nuovo Millennio – mamma mia, fra meno di 5 giorni saremo nel 2011 – … insomma, anche per noi di TheWoman è arrivato il tempo dei resoconti. In tema di bilanci, eccoci ad affrontare ancora una volta – repetita juvant! – l’argomento del rapporto donne-lavoro-famiglia.

Stando ad una recente indagine rilanciata dall’autorevole AdnKronos, i cambiamenti del mercato del lavoro e le trasformazioni sociali hanno coinvolto i soggetti e le organizzazioni non solo nell’ultimo anno, bensì nell’intero decennio portando alla luce una serie di rivoluzioni che hanno posto il problema sociale della difficile conciliazione tra lavoro e vita familiare.

E’ nato così un nuovo quesito per le donne che lavorano ma non rinunciano alla famiglia: come ci si relaziona con i papà e in che modo si possono mixare vita professionale e vita familiare? In che modo si risolve il mantenimento e o sviluppo dell’occupazione, soprattutto quella femminile?

Alessandra Servidori, consigliera nazionale delle pari opportunità, ha spiegato ad AdnKrons: “Parliamo di sistemi di welfare in un momento in cui la ripresa si annuncia abbastanza lenta ma abbiamo la necessità, sia come ministero del lavoro che come consigliere, di accompagnare le donne che vogliono entrare e rimanere nel mercato del lavoro attraverso percorsi sui quali abbiamo investito come governo italiano”. E poi: “Per noi conciliazione vuol dire mantenimento del posto di lavoro e anche sperimentazioni di tipologia contrattuali diverse”. Per questo, per sostenere il reddito del lavoratore nei periodi di sospensione totale o parziale dell’attività lavorativa, “è stato fatto un grande investimento sugli ammortizzatori sociali in deroga”. Inoltre, il recente “accordo Stato-Regioni ha consentito di investire su percorsi di riconversione professionale e formazione” – ha continuato Alessandra Servidori. Ovviamente, sottolinea la consigliera, “quando identifichiamo dei corsi intensivi per le donne dobbiamo anche prefigurare un sistema di servizi che possa garantire alle donne un’accoglienza come i centri per l’impiego e naturalmente anche nuovi sistemi che premino la produttività”.

L’articolo 53 della manovra economica, infatti, “ha stabilito per tutto il 2011 una defiscalizzazione di quelli che sono gli incentivi alla produttività che per le donne significa maggiore flessibilità all’interno dell’organizzazione aziendale e quindi una migliore conciliazione tra vita lavorativa e familiare”.

L’obiettivo adesso, spiega la consigliera “è che questi tre strumenti (formazione, ammortizzatori sociali e premio di produttività) siano non solo conosciuti ma anche usati sul territorio. Bisogna puntare, dunque, al dialogo sociale con le amministrazioni locali”.

Una migliore gestione del tempo però, secondo Caterina Torcia, presidente Csr manager network, l’associazione che riunisce i responsabili delle politiche di sostenibilità delle maggiori imprese italiane promossa da Altis (Alta scuola impresa e società dell’università Cattolica di Milano) e Isvi (Istituto per i valori d’impresa) rientra anche “nelle politiche di gestione delle risorse umane di un’azienda”. Questo perché in un’azienda, spiega la Torcia, “bisogna fare in modo che il clima lavorativo sia efficiente”. Non c’è dubbio poi che migliorino anche le prestazioni lavorative. E così molte aziende scelgono questa strada.

Sono numerose le iniziative a supporto delle politiche di genere” spiega Roberto Peronaglio, csr manager della Banca popolare di Milano. “Sia nell’ambito organizzativo (fasce di flessibilità e contratti part time) che nell’erogazione di servizi di supporto per la gestione dei figli (colonie estive e asilo nido) e per la cura della salute (Cassa Mutua Assistenza anche per i familiari a carico)”.

Ma il fiore all’occhiello delle iniziative è l’asilo aziendale che, sottolinea Peronaglio, “ha vinto la prima edizione del Premio FamigliaLavoro, ideato e realizzato da Regione Lombardia e Altis nella categoria ‘Miglior programma di supporto alla genitorialità’”. Sull’attenzione a queste tematiche, “abbiamo svolto anche delle indagini interne ed è emerso che Bpm è percepita come un’azienda attenta alla diversità”.

Ma dove si può migliorare? Per il csr manager della Bpm, “dobbiamo investire su strumenti organizzativi di ascolto per favorire un dialogo continuo tra i dipendenti”. Edison, invece, non potendo creare un asilo aziendale ha pensato al ‘buono-tata’ che offre 25 ore l’anno di assistenza per una babysitter. Ma sono tante le iniziative come la gestione dei campus per ragazzi, prestiti per l’acquisto dei libri scolastici, consulenze pedagogiche e pediatriche accessibili al telefono oppure online. Di recente, inoltre, è stato lanciato anche ‘help desk anziani’. Dall’investimento, spiega Andrea Peduto, Responsabile Sviluppo Organizzativo di Edison, l’azienda ricava “una maggiore motivazione dei dipendenti, maggiore senso di appartenenza e anche un ritorno di immagine, sia interno che esterno”.

Insomma, qualcosa alla fine di questo 2010 possiamo dire sia stato fatto, ci aspettiamo ulteriori buone nuove per il 2011, che dite?