Il cappotto non è solo un capo di abbigliamento. Esprime personalità, racconta, suggerisce. Proprio per questo la scelta dei cappotti nel cinema non è mai casuale. Questo capospalla è, infatti, un elemento che contribuisce a definire l’identità di un personaggio, a narrarne l’evoluzione psicologica, l’escalation sociale, l’appartenenza ad un ceto. Emblema significativo del valore semantico dei cappotti nel cinema è il film Il cappotto di Lattuada ispirato all’omonimo racconto di Gogol, che vede protagonista un modesto impiegato. Stanco di essere schernito dai colleghi per l’inadeguatezza del suo capospalla, decide di regalarsi un cappotto che gli regala una nuova dignità, rendendolo finalmente felice.

Cappotti nel cinema

I cappotti nel cinema, quindi, non sono soltanto un racconto delle tendenze del momento storico, ma anche e soprattutto un importante elemento scenico che funge da spia e che suggestiona chi guarda. Un cappotto ha pari valore delle battute di una sceneggiatura, e lo testimoniano alcune delle pellicole più significative della storia del grande schermo.

Identità del personaggio

Pensiamo ad esempio ad un film emblema della moda: Il diavolo veste Prada. Il personaggio di Andrea Sachs si presenta al primo colloquio di lavoro con un cappottino infeltrito, a testimonianza della sua indifferenza alla moda e all’apparenza, e della sua attenzione per tutto ciò che invece è: cultura e importanti temi sociali. Pian piano che Andrea si avvicinerà e comincerà a comprendere il fashion system, vestirà di scena in scena alcuni tra i più bei cappotti visti nella storia del cinema.

Cappotti nel cinema, un tuffo nel passato

Facendo un balzo indietro nel tempo, impossibile non citare il cappotto immacolato indossato da Magdeleine ne La Donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, capo che determina il personaggio, contribuendo a raccontarcelo in tutto il suo fascino misto a candore e fragilità. O ricordiamo il celebre cappotto verde indossato da Monica Vitti nel film Deserto Rosso, diretto da Michelangelo Antonioni. Non è un caso se il cappotto indossato dall’attrice italiana sia proprio di colore verde, simbolo di speranza, che vuole andare a sottolineare la centralità della donna in questa pellicola, ma soprattutto il suo coraggio.

Alcuni modelli iconici

E ancora: il cappotto arancione con collo alla coreana e chiusura doppiopetto, realizzato da Givenchy e indossato da Audrey Hepburn nel film Colazione da Tiffany racconta molto del personaggio Holly Golightly che nasconde dietro un atteggiamento eccentrico ed esuberante un’estrema fragilità. Nella gallery trovate alcuni dei cappotti più belli che hanno contribuito al successo dei personaggi che li hanno indossati e che sono diventati icona nella storia della moda e del cinema.

Pinella PETRONIO