In alcuni casi, se il bambino è realmente interessato allo sport che faceva papà, o mamma, la scelta è pressoché scontata, ma in altri, forse nella maggior parte, non è proprio così.

Insomma, se papà era un campione di pallacanestro ma al figlio piace tanto correre, meglio optare per un corso di atletica, che gli permette anche di stare all’aria aperta.

E se la mamma sognava una figlia ballerina, ma il suo elemento naturale sembra essere l’acqua, è preferibile iscriverla ad un corso in piscina.

Seguendo le inclinazioni dei propri figli, è più facile che essi si appassionino allo sport e decidano di non abbandonarlo più, mentre in casi in cui vengono costretti, è ovvio che, dopo qualche mese, comincino a mostrare chiari segni di insofferenza, se non a odiare definitivamente lo sport.

Ma nella scelta dell’attività sportiva da praticare, occorre prendere in considerazione anche l’età del bambino.

Se, infatti, ha meno di 8 anni, il suo corpo è ancora troppo acerbo per poter supportare il carico di allenamenti intensi ed eccessivamente specializzati, come quelli imposti da tennis e ginnastica artistica, per fare alcuni esempi.

L’approccio iniziale deve essere giocoso, soprattutto in tenera età, ma se si comincia subito con un carico esagerato, si perde di vista il vero motivo per cui si fa sport: divertirsi, fare squadra ed imparare una disciplina.

Inoltre, in tenera età, lo sport deve permettere a tutto il corpo di svilupparsi, mentre se gli allenamenti si concentrano verso una sola parte della muscolatura, questi possono seriamente compromettere il giusto sviluppo della struttura ossea, ancora in via di sviluppo.

Dunque, i genitori di bimbi piccoli devono accantonare le loro passioni e pensare, invece, al benessere del figli. Per diventare prima ballerina o calciatore professionista c’è tempo.

Vera MORETTI

 

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