E dire che nemmeno doveva essere lei, doveva essere Marilyn Monroe una bionda tutta curve, invece per tutto il mondo Colazione da Tiffany è sinonimo di Audrey Hepburn, icona di eleganza, senza tempo come il libro ed il film che celebriamo.

In occasione del Salone del Libro Off, a Torino, in una delle più belle tra le piazze auliche, a Palazzo Carignano è stata presentata questa mattina la nuova edizione e traduzione di Colazione da Tiffany in occasione del 60 compleanno dell’opera di Truman Capote.

Un’opera che sin dall’inizio ha fatto parlare di sé: inizialmente doveva essere pubblicata a puntate sulla rivista di moda Harper’s Bazaar che, però la censurò- pensate un po’- per non offendere la gioielleria newyorkese grande investitore pubblicitario, con la storia di una prostituta di alto brodo.

Truman Capote non ci mise molto a trovare un editore condiscendente e in breve tempo la pubblicò sia sull’Esquire sia come “novel” non proprio una storiella ma nemmeno un romanzo, troppo breve.

Era il 1958, sebbene i tempi non fossero quelli velocissimi odi oggi, Blake Edwards in pochissimo ne fiutò la potenzialità e ne fece un film, no anzi il film.

Come dicevamo la Holly di Truman Capote era ben diversa, almeno nei canoni estetici dalla Holly del nostro immaginario collettivo: era bionda, formosa, ma le differenze finiscono qui.

Era, come ha magistralmente descritto Luca Beatrice, presidente del Circolo dei Lettori di Torino, “ Frivola, ma anche profonda, sciocca, ma intelligentissima, romantica e banale” . Una donna che, alla faccia dei #metoo che vanno tanto di moda ultimamente, non si faceva sopraffare anzi, che aveva smesso di farlo.

Una ragazza di soli 19 anni, sembra assurdo, ma la protagonista del libro è giovanissima, che arriva dalla campagna, maltrattata, abusata e data in sposa a soli 12 anni, ha sovvertito il sistema e gli uomini ha iniziato ad usarli.

E’ una donna che porta fuori dalle carceri, più o meno inconsapevolmente, i pizzini di un pericoloso mafioso, è una donna che si innamora, forse di uomini ricchissimi e si strugge più per aver perso la sicurezza che l’amato bene, è una donna frutto del suo tempo, un tempo in cui avvenivano i cambiamenti veri.

Quello che emerge da questo libro, ma anche dal film è che ogni volta che lo si legge – o lo si guarda- lo si assapora con occhi diversi, più innamorati, allegri disarmati e questo fa sì che sia… un capolavoro? No, forse capolavoro no, ma una novella leggera che racconta una New York in crescita e uno spaccato di vita incredibilmente reale.

Silvia GALLI