Prima o poi la fatidica domanda arriva e, anche quando ci sembra troppo presto, è impossibile sottrarvisi.
E allora, quando nostro figlio ci chiede come nascono i bambini, è bene dare una risposta che sia esauriente e non allusiva, né evasiva.

Generalmente, la curiosità aumenta quando al bimbo viene dato l’annuncio dell’arrivo di un fratellino, o di una sorellina, e la pancia della mamma comincia a crescere.
E’ ovvio che, a quel punto, il piccolo desidera sapere come ha fatto, un bambino, ad entrare nella pancia della mamma, anche perché, da solo, non riesce a darsi spiegazioni esaurienti.

Per evitare che qualcun altro glielo spieghi, magari all’asilo o in altri ambiti che frequenta, è importante che la risposta venga dai suoi genitori, che sono gli adulti dei quali un bimbo si fida maggiormente.

L’imbarazzo dei genitori è ingiustificato, perché un piccolo in età prescolare fa domande innocenti e privi di quella malizia che arriva molto dopo. Per questo, la sua è una curiosità naturale e pura, e altrettanto naturale deve essere la risposta.
Dopotutto, non è un atto naturale mettere al mondo un bambino? Non lo fanno forse tutte le creature viventi presenti sulla terra?

Cosa dire è semplice, poiché non occorre entrare nei dettagli, che tra l’altro i bambini non chiedono.
Quando è il momento, ecco quali potrebbero essere le parole giuste: “Il tuo fratellino è entrato nella pancia della mamma come tutti i bambini. Il papà ha messo un seme nella mamma, e dentro alla mamma c’è un piccolo uovo e quando il seme e l’uovo si incontrano, si forma un bambino. All’inizio il bimbo è piccolo piccolo, ma con il passare del tempo cresce”.

Quello che non si deve assolutamente fare è prendere sottogamba la richiesta del bambino e rimandare la conversazione a quando sarà più grande. Se viene fatta la domanda, vuol dire che il piccolo è pronto a ricevere la risposta, perciò glissare non è la decisione giusta.

Ma, se è bene dire le cose come stanno, non vanno demonizzate la cicogna e i cavoli.
Capita, infatti, che questi racconti vengano usati, magari dai nonni, o da qualche compagno d’asilo.
Ebbene, non c’è nulla di male a raccontare la nascita di un bimbo come una favola, purchè lui sappia che, in realtà, si tratta di finzione.

Il timore che questo dualismo possa confondere i bambini è infondato, perché loro sanno benissimo distinguere, e, amando le fiabe, possono tranquillamente accettare sia la realtà del semino nella pancia della mamma, sia la fiaba di cavoli e cicogne.

Si sa che i piccoli amano le favole e amano travestirsi, immaginando di essere qualcun altro. Ma non c’è niente di male, soprattutto se la realtà è ben definita e solida.

Alla base di tutto c’è, come sempre, la sincerità.

Vera MORETTI