Tiziano Terzani nel libro Un indovino mi disse racconta che un santone cinese nel 1976 gli suggerì di non prendere aerei nel 1993 perché proprio quell’anno avrebbe rischiato di morire. Così, ricordandosi della profezia, molti anni più tardi decise di farlo davvero attraversando l’Asia senza utilizzare gli aerei. Quell’anno sarà uno dei più belli della sua vita già straordinaria. Anche nella pubblicità delle auto dicono che è importante il viaggio e vi ricordate che per il Campari l’attesa del piacere è essa stessa il piacere? Ecco, godersi il presente ed essere focalizzati, concentrati sulla propria vita e riuscire a perseguire i propri obiettivi è l’ambizione di tutti. Ma come si fa? Il Cammino di Santiago potrebbe essere un’idea!

Lo abbiamo chiesto a Caterina Lazzarini che dopo un passato da giornalista scientifica è diventata una life coach. Dopo il Master dell’Accademia della Felicità di Milano l’amore per il coaching è diventato una professione e adesso si occupa di aiutare le donne a trovare la propria strada, proprio come è successo a lei. Attraverso il Cammino di Santiago ad esempio, un’esperienza che può cambiare la vita.

Un percorso guidato alla scoperta della propria essenza

Cosa significa fare la life coach?
«Fare un percorso di coaching significa passare dal pensiero alla realtà. Si tratta di un percorso che stimola la persona che, attraverso strumenti e stimoli giusti, arriva a capire la sua vera indole e soprattutto come raggiungere i propri obiettivi. Attraverso un percorso di coaching si impara a ripartire da se stessi attraverso degli strumenti che il coach propone, sempre in base alle esigenze del cliente. Proprio per questo faccio sempre delle sessioni gratuite conoscitive per capire se c’è sintonia e se posso aiutare la persona che ho davanti attraverso le mie conoscenze e la mia esperienza. Il lavoro sporco ovviamente lo fa chi vuole fare il cambiamento, il coach aiuta a fare questo percorso fornendo stimoli, sorreggendo, aiutando ma bisogna essere aperti e motivati a cambiare. Ci si può interrogare e lavorare su una tematica specifica ma poi, una volta che capisci come raggiungere gli obiettivi e ti cominci a conoscere a fondo, cambia tutto e finalmente riesci a capire cosa vuoi dalla tua vita».

Le donne che hanno già dato, quando è il momento di ricominciare

Le donne sono spesso soggette a sensi di colpa, hanno sulle spalle la famiglia oltre che il lavoro e sono sempre e comunque pronte a mettere in secondo piano se stesse per i figli, il marito, la famiglia. Sono queste le donne ‘che hanno già dato’ a cui tu ti rivolgi?
«Spesso ad un certo punto della vita si sente il bisogno di dire basta, quando sei arrivata ad un punto di non ritorno e pensi che tutto quello che hai e che sei non ti piace. Non è semplice autorizzarsi a questo cambiamento, le donne che mi chiamano dopo aver dedicato la propria vita agli altri a 45-50 anni vogliono ritrovare la propria essenza. Mi capita di avere anche clienti più grandi, donne che arrivate alla pensione hanno paura del cambiamento di vita e non vogliono più trascurarsi ma pensare finalmente a se stesse».

La tua proposta di fare insieme il Cammino di Santiago sembra essere davvero una esperienza ideale per questo…
«Ho fatto il mio primo viaggio da sola per 15 giorni ed è stata la prima volta che ho pensato a me, non ho cucinato neppure un caffè (ho un marito, un cane e tre figli ndr) e non mi sembrava vero! Per me è stata una liberazione e ho imparato tanto da questa esperienza. Per questo ho voluto fare questo cammino con altre donne perchè è un modo per riconnetersi e capire meglio che cosa vogliamo e cosa invece non vogliamo più. Il Cammino di Santiago è una metafora della vita, nello zaino ti porti dietro dei pesi, devi scegliere cosa tenere e cosa lasciare andare e questo ti porta a fare una riflessione profonda».

Cammino di Santiago: cammini di coaching al femminile

Attraverso questa esperienza si imparano delle cose che poi si ritrovano nella vita di tutti i giorni? 
«Certo, si torna diverse rispetto a come siamo partite. Ad esempio si impara l’importanza del riposo che non ci concediamo mai soprattutto qui a Milano. Riposarci ci consente di performare meglio e di arrivare dove vogliamo arrivare ma con una freschezza ed una consapevolezza diversa. Fermarsi per fare il punto della situazione è essenziale per capire chi siamo e cosa vogliamo. Impari anche che può piovere, può fare molto caldo, l’importante è capire che quella è la strada giusta e che tu prima o poi arrivi, devi goderti il viaggio e accettare quello che la vita ti riserva. Quello che progetti non è sempre la cosa giusta, bisogna accogliere il cambiamento che può farti cogliere opportunità inaspettate. Impari ad accettare quello che capita mettendo da parte la rabbia e decidendo consapevolmente quello che in quella situazione sei disposta a fare. Questo non vuol dire farsi andare bene le cose, vuol dire capire cosa posso fare con quello che abbiamo approfittando magari per migliorare. Si impara ad entrare in ascolto di se stessi. Il walking coach è in cammino con il gruppo per questo, sono come una guida sì anche per la logistica ma soprattutto emotiva. Supporto nella trasformazione, aiuto a trasformarti a svelarti a trovare le risposte alle tue domande».

Le giuste domande per trovare le giuste risposte

In questo percorso anche l’altro è importante, si creano dei legami o oppure ognuno ha un proprio percorso individuale?
«La sorellanza esiste ma bisogna coltivarla e lavorarci su, in questa esperienza sono molto importanti anche i compagni vi viaggio. Si formano dei gruppi di persone ‘che camminano col tuo passo’ poco alla volta ci si conosce, ci si confronta, si chiacchiera. . Si arriva ad una vera comunicazione human to human. Quando chiedi come stai ad una persona in quel contesto ti dice veramente come sta e capita che la risposta sia quella che stavi cercando. Io stessa ho incontrato un pensionato di Catania un paio di tappe del Cammino e mi ha commosso, è stata un’esperienza motlo intensa e interessante. Le persone con cui scegliamo di accompagnarci sono molto importanti nel cammino ma anche nella vita, capisci che è importante camminare secondo i tuoi tempi. Se chi ti accompagna non ha il tuo passo rallenti o ti affatichi troppo così impari a lasciare andare quello che non è in sintonia con te».

In che modo si gestisce il ritorno a casa una volta concluso il cammino?
«Per questo ci sono io, tu sei cambiata e gli altri no e questo può destabilizzare. Il percorso è molto intenso, durante il cammino proprongo alle partecipanti di tenere un quaderno, un strumento classico del coaching che aiuta a mantenere la motivazione e a mettere nero su bianco la trasformazione.».

Walking coaching nel Cammino di Santiago: mettere in moto le gambe e la mente

Il Walking coaching mette in campo tante sensazioni che hanno a che fare anche con il luogo specifico in cui ci si trova?
«Certamente, l’ambiente è decisamente importante. Camminare in mezzo alla natura in una atmosfera così magica è terapeutico. Dopo 3 giorni il pensiero ti cambia, ti sembra di vivere in un’altra vita. Conta il panorama in cui ci muoviamo, l’aria aperta, le piante, gli odori, le sensazioni, insomma dipende dall’ambiente che ci sta intorno. La Galizia è sicuramente un luogo che ha un’energia incredibile che ogni volta che torno mi regala tantissima positività. Il walking coach è molto interessante e credo che questa modalità di lavorare su se stessi sia efficace e molto piacevole, un’esperienza che decisamente consiglio, con me ovviamente è meglio!».

La prossima data per effettuare questa esperienza in compagnia di Caterina Lazzarini è prevista dal 24 agosto al 3 settembre. Il cammino francese da Sarria a Santiago di Compostela è di circa 115 km con tappe flessibili di 14-24 km al giorno. Per info www.caterinalazzarini.it

Martina ZANGHI’