Abbiamo pianto, abbiamo cantato dai balconi, abbiamo avuto paura. Ci siamo annoiati, abbiamo fatto la spesa aspettando il nostro turno ordinatamente in fila, abbiamo cercato disperatamente il lievito di birra, abbiamo aspettato alle 18 il bollettino della protezione civile, abbiamo panificato come se non ci fosse un domani. Abbiamo fatto aperitivi virtuali con gli amici, infornato torte e stappato bottiglie di vino. Ma soprattutto, in questo periodo di quarantena, abbiamo trovato il modo per andare al ristorante senza muoverci da casa grazie al food delivery.

Food delivery, per recuperare un po’ di normalità

Dopo una prima iniziale fase di confusione in cui non si capiva se ordinare food delivery fosse consentito e sicuro, abbiamo capito che quella di non rinunciare all’abitudine di mangiare i piatti del nostro ristorante preferito potesse essere non solo un modo per recuperare un po’ della nostra normalità, ma anche per fare sì che i ristoratori, messi in enorme difficoltà dal lockdown, potessero continuare ad esercitare il loro lavoro.

La pratica del food delivery, amatissima già da molto tempo prima della quarantena, è diventata oggi un modo per tenerci ancorati alla nostra vecchia vita. Infatti, secondo un’indagine condotta sui consumi di tra Marzo e Aprile 2020 da L’Osservatorio annuale di Just Eat, il 90% del campione intervistato ritiene il food delivery (consentito per ristoranti, locali e pizzerie chiuse al pubblico) un servizio essenziale in questo momento, cogliendone l’importanza soprattutto per i ristoranti, che possono continuare a fare consegne, nonostante siano chiusi al pubblico (66%) ma anche per chi ordina ed è costretto a casa (30%).

Le parole del country manager

Quasi il 60% del campione rivela inoltre di ordinare cibo a domicilio in questi giorni, mentre chi non lo fa dichiara come motivazione principale di dedicarsi soprattutto alla cucina, visto che il tempo trascorso in casa consente di farlo. A tal proposito il country manager di Just Eat Italia, Daniele Contini, afferma: “Crediamo che il consenso e il prosieguo delle consegne a domicilio per la ristorazione, sia un passo importante per il food delivery come servizio, in alcuni casi essenziale, in questo momento di crisi, e per questo stiamo facendo tutto il possibile per supportare i ristoratori che hanno deciso di cogliere questa opportunità, operando nel rispetto delle misure precauzionali”.

Incremento delle richieste di attivazione del servizio

Inoltre, in questo periodo di chiusura quasi totale delle attività, sono in netto aumento le richieste di attivazione del servizio da parte dei ristoranti che non ne usufruivano in precedenza, e che vedono nel food delivery un supporto concreto al proprio business. Tra questi anche brand popolari che possono in questo modo continuare a offrire le proprie specialità ai clienti, e ai clienti stessi la possibilità di riceverli direttamente a casa.

Food delivery, i cibi più ordinati

Tra i cibi più ordinati – e la notizia non ci stupisce affatto, nonostante il boom di pizze fatte in casa testimoniato dai social network – la pizza si conferma sempre al primo posto, seguita dall’hamburger, dal sushi, dal pollo e dalla cucina italiana, mentre new entry assoluta è il gelato che si inserisce in classifica al quinto posto tra le cucine più ordinate nelle ultime tre settimane.

Trend di crescita

Tra i principali trend di crescita si attestano poi proprio i dolci e i gelati (+133%), ma anche sushi e cibo giapponese nei formati da mangiare in famiglia e in gruppo, come le barche e i mix (+124%) e le ormai famose pokè bowl (+54%). Emergono inoltre trend specifici come la crescita dei menù dedicati al pranzo, utili per chi lavora da casa, quelli per i più piccoli (menù baby), dolci e sfiziosità, birre artigianali e qualche bottiglia di buon vino.

Chi ordina?

In questo momento, inoltre, a ordinare sono più gli uomini delle donne (60% vs 56%), per regalarsi una coccola (59%), soprattutto per le donne (56%), ma anche una comoda alternativa all’andare a fare la spesa, limitando così il numero delle uscite (48%). Per chi è in smart working è pratico ordinare a pranzo o a cena non avendo tempo di cucinare (15%), soprattutto per gli uomini (56%), e per evitare le code ai supermercati e le attese per la spesa online (17%).

Esplorando poi le diverse fasce di età, emerge la voglia di staccare la spina con il food delivery ordinando qualcosa di goloso soprattutto per la fascia 18-25 anni, l’ordine a pranzo soprattutto per i giovani dai 26 ai 35 anni, l’evitare la coda ai supermercati o l’attesa per la spesa on-line per i 36-45 anni e un’alternativa all’andare a fare la spesa, limitando il numero di uscite, soprattutto per la fascia 45-54 anni.

Food delivery e Pasqua in quarantena

Anche la Pasqua 2020 in quarantena ha segnato un altro successo per il food delivery: tra le scelte degli italiani al primo posto c’è la pastiera artigianale napoletana, anche in versione monoporzione, seguono i menù di Pasqua e Pasquetta, messi appositamente a disposizione nei menù dei ristoranti su Just Eat, le patate al forno, la colomba e il gelato artigianale, la lasagna anche al pesto, il misto di carne grigliata, il tiramisù, il casatiello e la torta pasqualina.

L’importanza della sicurezza

In questo periodo, importantissimo per gli italiani anche per quanto riguarda il cibo rimane il tema della salute e della sicurezza non solo per chi ordina, ma anche per Just Eat, ristoranti e rider che effettuano le consegne. Per il 65% è importante che il fattorino indossi mascherina e guanti (soprattutto per le donne, 53%), distribuzione che Just Eat sta svolgendo per i tutti i rider in tutta Italia. Ma non solo. Fondamentale anche la consegna contactless richiesta dal 60% di chi ha dichiarato di ordinare a domicilio in questo periodo e operativa da alcune settimane. Altrettanto importante il pagamento elettronico (57%), in particolare per le donne (49%) così come i sacchetti del cibo ben chiusi (47%), tutte misure che l’app di Just Eat, in collaborazione con AssoDelivery e FIPE, ha messo in atto sin da subito.

P.P.

(Credit ph. Photo by Alexandra Gorn on Unsplash)