Il suo libro Che ci importa del mondo sta scalando le classifiche, del resto Selvaggia Lucarelli è una signora dai grandi numeri, una star di Twitter osannata da follower che vivono con le dita sullo schermo dello smartphone, pronti a retwittare le battute al vetriolo che serve puntuale ogni giorno. Per molti non si tratta né di battute, né di analisi di costume, ma gratuite cattiverie in cerca di approvazione e facili retweet. E frequenti sono i suoi botta e risposta con personaggi famosi contro i quali si scaglia. Stavolta è toccato a Gabriele Muccino.

Qualche tempo fa il regista italiano aveva criticato, esattamente come tutti gli addetti ai lavori, la scelta di doppia Her, il film in cui Scarlett Johansson è solo la voce di un personaggio virtuale. Da lì era passato a denunciare questa pratica tipicamente italiana: “Il doppiaggio ha impigrito il nostro pubblico facendogli credere che la voce di Al Pacino o Marlon Brando fosse esattamente quella con cui loro sono cresciuti ascoltandoli e persino amandoli. Ma quale parte di loro hanno amato? Non si cambierà mai nulla finché la gente inizierà, spero non troppo lentamente, a fruire film in lingua originale”.

Le prezzemolina Selvaggia Lucarelli, che di tutto sa e di tutto scrive, aveva prontamente risposto a Muccino: “Dall’italiano sfoggiato nei suoi post è evidente che farebbe bene anche a lui leggere un po’ di letteratura italiana in lingua originale, visto che la grammatica l’ha lasciata al gate dell’aeroporto di Fiumicino”, e ha poi aggiunto: “Muccì, ascolta. Bisogna che qualcuno te lo dica. In alcuni dei tuoi film “americani” il tuo doppiaggio era meglio del film stesso […] “Magari servirebbe a te un bel doppiatore che renda fruibile quello che dici”.

La risposta di Gabriele Muccino non si è fatta attendere, pungente ed elegante: “Ma tornando a quella che mi chiama Muccì senza avermi mai incontrato, Servaggia, io non so nemmeno cosa faccia nella vita questa tuttofare e nulla produrre, ah si un libro in uscita mi dicono, ma dovrebbe farlo lei un corso, non di doppiaggio ma di maniere, (ma quelle buone, di maniere, non portano followers, si sa)”. Aggiungendo anche: “è meglio tirare a campare tra un’insulto e l’altro, che tanto tira sempre su l’umore degli astanti. La tattica funziona sempre. Fa più ridere una scorreggia che una citazione di Moliere”. Non funziona, forse, davvero così sui social?

A.V.