Chi pensa che l’house sharing sia una pratica nuova, nata e venuta di moda grazie a internet sbaglia, l’house sharing è una pratica nata negli anni 50 quando gli insegnanti e i professori universitari si scambiavano le case per le lunghe vacanze estive.

Poi verso la fine degli anni 90, complice l’avvento della rete accessibile a tutti, la moda è esplosa non solo tra gli insegnati ma tra tutti gli internauti.

Ma esattamente di che cosa si tratta?

Avete presente Kate WInslet e Cameron Diaz ne  L’Amore non va in vacanza? Ecco, l’idea è quella, ma tenete a freno gli entusiasmi, non capita spesso che sia Jude Law a bussare alla porta e intrecciare una relazione sentimentale.

Negli ultimi anni, il fenomeno dello scambio casa è definitivamente salito alla ribalta grazie alla creazione di siti che hanno saputo costruirsi una community di utenti affezionati e proporsi come piattaforme serie e sicure per mettere in contatto le persone.

Per fare le proprie vacanze in house sharing basta mettere a disposizione la propria abitazione di chi lo desidera in cambio della sua, contemporaneamente o in periodi diversi.

Le modalità di iscrizione alle community variano, prevedendo il pagamento di quote annuali abbastanza contenute, la durata e il periodo dello scambio casa non hanno limitazioni, e sono stabilite dagli “house sharer“.

La condivisione a pagamento di case o stanze, l’abbiamo detto, esiste da parecchio, ma  i social media e l’andamento della sharing economy hanno ampliato l’efficienza dei servizi. A fronte dei una prenotazione spesso più lunga e a volte macchinosa,  è possibile avere un’offerta sempre più personalizzabile e dall’idea di sentirsi sempre a casa propria, in qualsiasi parte del mondo o quasi.

Non ci sono regole da seguire eccezion fatta per correttezza e buon senso, ma c’è da dire che  le brutte sorprese non sono troppo frequenti: il rispetto per la casa altrui è un comportamento naturale per chi, a sua volta, offre la propria abitazione ad altri.

Visto che è tempo di pensare alle vacanze, cosa ne dite dell’house sharing?

Silvia GALLI

photocredit f.picariello