Il 17 giugno ha riaperto i battenti la New Tate Modern, considerata, e non a torto, il più importante museo d’arte moderna e contemporanea del XXI secolo.
Durante il fine settimana di inaugurazione, dunque, Londra ha offerto ai fortunati presenti una serie di eventi e performance, nonché dibattiti e concerti, e l’irripetibile opportunità di essere direttamente coinvolti nella creazione di un’opera.

Il colpo d’occhio è innegabilmente forte: i due architetti che l’hanno progettata, infatti, ovvero Jaques Herzog e Pierre de Meuron, hanno trasformato una vecchia centrale elettrica, focalizzando la loro irriverente visione partendo da The Tanks, le tre cisterne per lo stoccaggio del carburante.

I due creativi hanno infatti dichiarato: “Quando, nel 1994, entrammo per la prima volta nelle cisterne del vecchio impianto elettrico restammo talmente impressionati e emozionati dalla loro fisicità così, al tempo stesso, buia e vigorosa, che fin da allora le abbiamo sempre immaginate come una delle aree della Tate Modern che avremmo voluto rimanesse il più possibile vicina all’originale”.

Del resto, il loro ambizioso obiettivo era quello di creare un’estensione capace di fondersi in modo perfetto con il passato e la storia del vecchio impianto elettrico, affinché ci fosse sempre un fil rouge che tenesse in comunicazione il vecchio e il nuovo, senza mai dimenticare ciò che l’edificio era stato prima di diventare galleria d’arte.

Continuano Herzog e de Meuron: “Le cisterne non soltanto sono le fondamenta fisiche del nuovo edificio, che si sviluppa e si erige all’esterno, ma anche il punto di partenza di un approccio intellettuale e curatoriale nuovo che affronta le esigenze di un museo di arte contemporanea all’inizio del XXI secolo. Il nostro intervento è stato il più possibile discreto e rispettoso: una mappatura meticolosa delle mura e del soffitto in calcestruzzo esistenti ha rivelato una condizione e dei danni tali da rendere necessaria una ristrutturazione molto accurata. La patina originale, con tutte le sue tinte, macchie e scolorimenti, è stata preservata e il nuovo calcestruzzo si miscela delicatamente all’insieme di questo mosaico”.

Ma questa, anche se evidentemente imponente, non è l’unica novità che riguarda la Tate Modern, poiché, entro la fine dell’anno, subentrerà, come nuovo direttore, Francis Morris, la prima donna a guidare un museo di questo calibro, almeno a Londra. E se si considera l’importanza della Tate, il fiore all’occhiello del South Bank, tra il Globe Theatre shakespeariano e il leggendario Tower Bridge, si tratta di un incarico importante e prestigioso.

Ma certo Morris non è una sprovveduta, considerando che lavora alla Tate da un ventennio ed è il primo direttore che arriva direttamente dallo staff interno, e questo è sicuramente un dato positivo. Tra l’esperienza e la conoscenza del luogo, sicuramente saprà stupire i tanti che la attendono al varco. Ma noi di Bellaweb le auguriamo di farsi valere, non solo come donna, ma anche, anzi, soprattutto, come persona altamente qualificata.

Vera MORETTI