L’abbiamo detto tante volte: una donna che decide, per sua volontà o perché costretta dalle circostanze poco importa, di fare la casalinga e, quindi, rinunciare ad un lavoro in ufficio o in un qualunque altro posto che le garantisca uno stipendio, deve occuparsi di mille cose, alcune contemporaneamente, senza che i suoi sforzi le vengano riconosciuti.

Quante volte abbiamo sentito una donna mamma e casalinga rispondere “Niente” a chi le chiedeva quale lavoro facesse? Ma com’è possibile che, nel terzo millennio, si consideri ancora di secondaria importanza dedicarsi alla famiglia e alla casa? Se si considera, infatti, le mansioni che una casalinga deve saper fare, ci si accorge che in nessun altro luogo di lavoro viene richiesto di essere così multitasking, tra l’altro senza alcun limite di orario.

Avete mai sentito una casalinga dire “Ora non posso, sono in pausa pranzo” oppure “Il mio orario di lavoro è finito, il resto lo farò domani”? Certo che no!

Questo perché, dal momento in cui una donna rimane a casa, si pensa che la sua vita sia semplice e che le tante ore a disposizione le permettano di sbrigare tutte le faccende, domestiche e non, con ampio margine.
Ma in realtà non è così: se la casalinga è anche mamma, i pomeriggi sono dedicati ai bambini, che, fuori da scuola, devono fare i compiti, andare alla festa dell’amico del cuore, al corso di danza o di inglese, o all’allenamento di calcio e di basket.

E la mamma deve essere lì per loro, con la merenda, la borsa sportiva e la macchina pronta ad affrontare il traffico per portare il figlio alla destinazione prescelta.

Quindi, dopo aver trascorso la mattinata a pulire casa, cucinare, pagare le bollette e fare la spesa, ecco che la mamma fa la tassista, l’insegnante, e anche la maestra di sostegno, quando il piccolo manifesta qualche difficoltà, senza disdegnare la professione di psicologa: come fare, altrimenti, a decifrare i silenzi, i musi lunghi e le lacrime ricacciate indietro senza una dose massiccia di empatia?

La sera, dopo che tutti hanno portato a termine i loro compiti, ci si ritrova a rilassarci insieme sul divano? Tutti tranne lei, la mamma e casalinga che, dopo non aver fatto niente tutto il giorno, mette scarpe e tute da lavare e poi corre in cucina, per garantire alla famiglia una cena buona e genuina ad un orario decente, per permettere alla prole di andare a letto ad un orario decente, fino alla levataccia del giorno dopo.

Ma non è tutto perché questo tour de force non va mai in vacanza, nemmeno quando la scuola è chiusa e il marito è in ferie. Che ci si trovi al mare, al lago o in montagna, la solita routine si ripete e, quindi, tra una scalata e una nuotata, ecco la casalinga che si occupa della spesa, della casa e del pranzo, come tutti i giorni, estate o inverno che sia.

Tutto questo sforzo, lo sappiamo bene, non viene minimamente riconosciuto, né tantomeno retribuito, ma c’è qualcuno che si sta adoperando perché ciò accada. Si tratta dell’associazione Evita Peron, con sede a Varese, che sta raccogliendo firme (finora ne ha totalizzate circa mille) in tutta Italia proprio per chiedere che il lavoro della mamma venga pagato.

La presidente della associazione, Desideria Raggi, ha spiegato così la sua iniziativa: “La nostra proposta prevede, per ogni donna italiana che decida di non lavorare fuori un’indennità di maternità pari a 500 euro già al momento delle nozze, con un aumento di 300 euro al mese per ogni figlio nato, fino a che il ragazzo non compia il diciottesimo anno di età. La madre di famiglia, lo sosteniamo da sempre, è l’unico lavoratore senza retribuzione né garanzie previdenziali, né un limite di ore lavorative. La donna non dovrebbe essere costretta a ricercare un lavoro per far fronte ai bisogni economici della sua famiglia, perché finirebbe per dedicare sempre meno energie e tempo alla cure domestiche. Con conseguenze sulla stabilità del matrimonio”.

In attesa di andare in Parlamento con questa proposta, sembra che siano in molti ad essere d’accordo con l’associazione varesina, e non solo le donne, ma anche gli uomini, ovvero quei mariti che hanno accanto mogli dedite alla casa, alla famiglia e ai figli e che meritano di veder riconosciute le loro fatiche. Per ora non ci sono le basi per far sì che questo diventi realtà, ma si spera che presto i governi decidano di stare dalla parte delle donne, anche e soprattutto delle mamme e delle casalinghe.

Vera MORETTI