Il giorno delle nozze è, probabilmente, nella vita, il giorno più formale, ogni momento è scadenzato da norme di etichetta, regole di bon ton e, se non bastasse, anche questioni meramente scaramantiche. Il momento del pranzo ( o cena) non fa eccezione.

Le insidie di un pranzo non sono poi moltissime anche se è opportuno conoscere le difficoltà in cui incappano, generalmente, gli sposi per evitare di ripetere gli errori.

Primo punto: il vino. Che siate astemi per scelta o per necessità, che non apprezziate il vino o l’alcol in generale poco importa: un ricevimento deve prevedere almeno due vini: uno bianco e uno rosso, sostituibile quest’ultimo con un rosé qualora non vi siano pietanze di terra ma solo di mare- scelta per altro azzardata e non condivisibile. Inoltre non possono mancare le bollicine per i brindisi e, perché no, per l’aperitivo. Che sia spumante, prosecco o champagne, saranno gli sposi a deciderlo, ma non può mancare.

I cocktails sono meno tassativi del vino, ma che festa è senza un cocktail? Fanta e Coca Cola non devono mancare, ma alle feste dei bambini!

Se l’invito post cerimonia è un cocktail in cui vengono serviti solo antipasti e spuntini lo si deve scrivere sull’invito a nozze con una frase del tipo ” dopo la cerimonia seguirà un cocktail dalle — alle—” in modo da non dare adito a dubbi.

Un dictat per gli invitati: le allergie, se sono importanti- nel senso che comprendono un gran numero di alimenti come la celiachia, per esempio o l’intolleranza al lattosio – e i regimi particolari vanno comunicati in anticipo in modo che gli sposi possano prediligere un menu ad hoc.

Se gli sposi hanno deciso di seguire  un regime alimentare  particolare: sono vegetariani, vegani, crudisti o melariani, dovranno, per il giorno del matrimonio venire meno  a decisioni troppo nette e permettere agli invitati di godere di un pranzo più vario. Non è questo il momento di fare proseliti.

Infine, non meno importante, se ci sono bambini – fosse anche uno soltanto- si deve prevedere un semplice menu alla portata dei più piccoli.

Non stiamo parlando, ovviamente dei bambini nell‘età del divezzamento a cui, naturalmente devo no provvedere i genitori (e il modo migliore sarebbe lasciarli a casa) . I bambini di 2, 3 ma anche 7, 8 anni che non apprezzano certamente selvaggina e ostriche saranno invece felicissimi sia con bistecca alla milanese e patatine sia con il più classico degli hot dog.

Silvia GALLI