Ha un modo affascinate di raccontare, Ilaria Torti, training manager di Christian Dior Parfums. Un modo di raccontare così avvincente e interessante, che si rimarrebbe per ore ad ascoltarla. Innamorata del suo lavoro e del mondo dei profumi, Ilaria è un’enciclopedia vivente di aneddoti su Christian Dior e sulla nascita delle sue fragranze, un cilindro magico da cui pesca di continuo per edurre chi la ascolta sull’universo fragranze. Sapevate per esempio che le tendenze dei profumi seguono l’andamento delle problematiche sociali? Sapete, ad esempio, come scegliere il profumo giusto per voi? E sapevate che quando sul mercato arrivò il primo Dior Poison negli States comparvero alcuni cartelli che invitavano le donne a non usarlo? Noi l’abbiamo incontrata per voi e le abbiamo chiesto di regalarci un po’ del suo sapere, da dividere con voi.

Lei ha sempre paragonato il profumo ad un abito, può spiegarci in che modo lo diventa?
Il profumo è un abito per la pelle. Christian Dior lo definiva l’accessorio indispensabile, quello che dà carattere e personalità. Indossare una fragranza racconta qualcosa di noi, così come fanno gli abiti. Per questo esistono delle costruzioni olfattive molto diverse, perché così come si indossano abiti diversi a seconda del momento della giornata e del contesto, allo stesso modo ogni costruzione nasce per un’occasione particolare. Un eau de toilette è molto diverso da un perfume o da un extrait. Non indosserei mai un extrait per andare al lavoro, così come non indosserei un extrait per andare alla prima della Scala.
Eppure, ci sono alcune donne che usano un unico profumo da sempre, con cui si identificano…
È una scelta. Personalmente non condivido, perché credo sia molto difficile trovare una fragranza che ci possa vestire perfettamente lungo tutto l’arco dell’anno, per tutte le stagioni. Non a caso Dior crea dei guardaroba di fragranze. È il motivo per cui esistono 4 Miss Dior, 5 J’Adore e così via discorrendo. Non posso usare lo stesso Miss Dior per tutto l’arco della giornata. Un perfume magari non lo indosserei in estate alle quattro del pomeriggio per andare a fare shopping. Non è idoneo, potrebbe essere invasivo e non si svilupperebbe in maniera consona, avrebbe delle note troppo presenti che non si adeguerebbero ad un clima particolarmente caldo. Ecco magari una costruzione delicata potrei indossarla tutto il giorno e tutte le stagioni, perché poco invasiva. Benché, anche in questo caso avrei delle remore. Lo stesso profumiere dovrebbe avere la capacità oggi di saper consigliere anche in base a questo. Dovrebbe chiedere in che occasione il cliente vorrebbe indossare la fragranza, così come si fa, insomma con un abito.
A proposito di scelta. Cosa porta una donna a scegliere un profumo anziché un altro?
Non è facile fare consulenza su una fragranza. Oggi a parer mio, la consulenza è molto banalizzata, nel senso che spesso per comodità e velocità si va a consigliare la novità. Credo che per una consulenza ben fatta bisognerebbe basarsi sullo storico, sulla regola delle analogie. Per quanto un uomo o una donna possano amare sperimentare, ci sono sempre delle note dominanti che ritornano con una certa frequenza. Queste note possono avere declinazioni diverse, certo, ma la base rimane sempre quella. E sulla base di questa ricorrenza è opportuno consigliare il profumo giusto.
E questa ricorrenza di note dipende dalla personalità?
Dipende dalle proprie inclinazioni e preferenze personali, certamente. Siamo naturalmente portati verso alcune famiglie olfattive e non altre così come lo siamo verso un colore e non un altro.
Però, parlando proprio di colori, si dice, ad esempio, che chi ama il rosso sia molto passionale…
Sì, può esserci un’analogia. Magari, chi ama il rosso è una persona più passionale, preferisce un profumo più importante, rotondo e sensuale, difficilmente sceglierà fragranze floreali o agrumate. C’è un metodo, a tal proposito, che viene chiamato Portrait Chinoise secondo cui per arrivare a capire la fragranze perfetta, oltre ad esserci un riflesso di note, il profumo potrebbe essere connotato con una forma o un colore. Per cui se un uomo o una donna dicono che al cerchio preferiscono il triangolo, orientativamente sarà pià incline a bouquet speziati, perché il triangolo ha le punte, quindi punge come le spezie. Mentre il rotondo è più avvolgente. Qui poi entra in gioco la bravura del profumiere, perché rotonda può essere un nota muschiata come una nota ambrata. Bisognerà quindi proseguire con le domande e indagare, fino ad arrivare a capire quale fragranza potrebbe essere più idonea.
Il profumo si può scegliere in base all’umore?
Assolutamente sì. Io ad esempio lo faccio spesso. Il profumo ha spesso una funzione di rassicurazione… Fai caso alle tendenze che scandiscono la storia. Ultimamente i profumi femminili ad esempio hanno una tendenza gourmant e questo perché tutto ciò che è gourmant ci riporta all’infanzia, ovvero a quel momento della vita più rassicurante e pieno di coccole. Iil profumo goloso è, quindi, una forma di rassicurazione. E i profumi gourmant vanno proprio nei periodi più problematici in cui tutto sembra andare male. È proprio in quei periodi che si cerca una forma di rassicurazione. Quando ci sono troppe forme di insicurezza i trend tendono a rassicurarti.
I profumi seguono la tendenza del sociale?
Certo il profumo è la manifestazione di un’epoca, e quindi negli anni si vedono uscire alcune dominanti anziché altre, in base a quello che è il momento sociale ed economico. Un po’ come accade nella moda.
Spesso si usa regalare il profumo…
È una cosa che si è sempre fatta, ma è effettivamente un salto nel buio. Se si conosce molto bene la persona a cui si deve regalare e quindi, insieme al consulente, si riesce a fare una specie di anamnesi per guidare chi acquista alla scelta del profumo giusto da regalare. Se non la si conosce lo si indirizza verso l’ultimo nato, se non altro la persona che riceve apprezza il gesto di scegliere almeno una fragranze di tendenza. Il profumo è un prolungamento della personalità se non si conosce bene la persona a cui lo si sta regalando, si rischia di fare cosa poco gradita.
Venendo ai profumi cult di Dior. Potresti per favore tracciarci un profilo di donna per ciascuna fragranza?
La donna Miss Dior è assolutamente ben identificata da Natalie Portman che è testimonial di questa linea dal 2010. È una donna femminile e romantica, c’è un legame forte con la maison. Anzi con la nascita stessa della maison perché Miss Dior, insieme a tutto il mondo dei profumi Dior, nasce con insieme alla couture. Il suo è un romanticismo frizzante e moderno, ammiccante, di una donna che sa quello che vuole e che vive la sua femminilità intensamente. È una donna che sceglie e non ha paura delle conseguenze della sua scelta. Molto diversa la donna J’adore, che si presenta come donna molto decisa, sicura di sé, che vuole essere al centro dell’attenzione, una donna volitiva, sensuale e luminosa, che urla al mondo che il futuro è donna. Non è concesso nessuno spazio al romanticismo.

E la donna Poison?
Ancora diversa è la donna Poison, in tutte le sue accezioni, in cui domina la componente comune della seduzione. Anche se le donne Poison sono tre donne diverse, che raccontano il modo in cui Dior è riuscito a tradurre nei tempi l’evolversi del modo di sedurre. L’ultimissimo nato, Poison Girl, incarna una giovanissima donna, una millennial, una Poison 2.0, rock e frizzante, perfettamente raccontata da un profumo dolce e amaro. La donna Hypnotic Poison è la diavolessa dei tempi moderni, con questa sensualità straripante messa ben in evidenza dalla tre note emblematiche della mandorla amara, gelsomino e vaniglia. Il Poison dell’88, invece, il primo,  ha creato un momento di rottura forte nella maison. La leggenda narra che, addirittura, negli States, all’epoca del lancio comparvero dei cartelli fuori dai locali con la scritta “No smoking, no Poison” tanto le note decise della tuberosa erano inebrianti, per questo il primo Poison racconta una donna conturbante e sensualissima.

 

Pinella PETRONIO