A bocce ferme. È stata una bella Fashion Week. Sulle passerelle non avremo forse visto nulla di veramente eclatante, ma sono stati lanciati dei messaggi sociali molto forti. Uno su tutti quello di Angela Missoni di cui vi abbiamo parlato ieri. È stata una Fashion Week, tuttavia, profondamente diversa dalle altre. La prima senza Franca Sozzani seduta in prima fila. La prima senza quella donna piccola e minuta di statura, ma grandissima, un gigante, da un punto di vista professionale, che correva senza sosta, ondeggiando la nuvola di capelli biondi, da una sfilata all’altra. L’assenza è stata percepibile, si è quasi materializzata.

Il Gotha della moda le ha reso omaggio con una celebrazione solenne nel Duomo di Milano, alla fine della Settimana della Moda, a cui hanno preso parte le più grandi personalità del Fashion System. Un momento sentito per celebrare una persona lungimirante e straripante di idee che tanto ha dato al mondo della moda. Eppure, per quello che ci riguarda, il momento più toccante di tutta la Milano Moda Donna è stata l’uscita finale della sfilata di Stella Jean, quando tra le note di Hallelujah, la designer ha fatto il suo esordio in passerella indossando una T-shirt bianca su cui erano stampate le parole più sentite da chi le doveva e le deve tanto: “FRANCAmente, Grazie“.

E proprio con la sfilata di Stella Jean abbiamo iniziato la penultima giornata di Milano Moda Donna. Stile militare (con capispalla ispirati a quelli dell’uomo, ma impreziositi da decori e ricami), che ricorda il mondo delle battaglie, così come viene ribadito dai look delle uscite finali con medaglie e gradi appuntati a giacche e camicie, ispirazione etnica, come nel dna della maison, passamanerie, bomber arricchiti da inserti di pelliccia, gonne con costruzione patchwork, abiti con stampa paesaggio e maxi gonne sfrangiate. Una collezione che sembra un vero elogio alla forza femminile.

Si rifugiano nel mondo delle fiabe, forse per sfuggire a certe brutture della società moderna, gli Au Jour Le Jour che portano sulla passerella una collezione in cui è possibile rinvenire tanti elementi delle fiabe di Esopo. La volpe e l’uva, il lupo e l’agnello e riferimenti al mondo fiabesco sono applicati su baby doll e stampati su pigiami da uomo in seta.

Per il giovanissimo Arthur Arbesser, invece, stampe grafiche, tessuti laminati e metallici, righe, scarpe che calzano i piedi come guanti, colori vitaminici e, in alternativa, bianco e nero, anima di una collezione psichedelica e underground, ispirata a Wim Wenders, o meglio al suo noto film “Wings of Desire” (Il cielo sopra Berlino).

Pinella PETRONIO