I latini sostenevano che in media res stat virtus. Ovvero che la virtù si trova nella via di mezzo. Beh, forse, in generale nella vita, sarebbe anche corretto così, ma questo discorso non è applicabile quando si parla di moda e, soprattutto, quando si parla di tacco. Ne abbiamo visti tanti, di ogni foggia e misura (a rocchetto, a campana, a spillo, a banana, a virgola, e chi più ne ha più ne metta), e purtroppo ne abbiamo anche visti di veramente brutti. Facciamo riferimento in primis al tacco 5 cm. Quello, per intenderci, che la nonna è solita indossare quando vuole fare bella figura, e abbandonare le scarpe ortopediche per andare a Messa.

Se tacco deve essere che tacco sia. O scendiamo dal piedistallo e indossiamo le ballerine, oppure se ci sentiamo tanto coraggiose da potere utilizzare il tacco, azzardiamo almeno dieci centimetri. Il tacco 5 è il vorrei ma non posso. Non slancia la caviglia, non ci fa ondeggiare sui fianchi, non fa impazzire gli uomini e nemmeno le donne. E’ il tacco della Regina Elisabetta, di chi ha le idee confuse, di Suri Cruise (figlia fashionista di Katie Holmes e Tom Cruise costretta ad indossarla all’età di tre anni dalla madre), quello delle signore che, per gli acciacchi dell’età, non possono più permettersi lo stiletto assassino.

E no, non ci importa se è una delle tendenze più gettonate per la primavera estate 2014. Non ci importa se è stato Valentino in persona a proporle in passerella, seguito da altri illustri geni della moda e shoes couturier del calibro di Sergio Rossi, Salvatore Ferragamo, Chloé, Marni e Charlotte Olympia. Il mezzo tacco è l’uccidi-ormone, la morte del sex appeal.

 

Pinella PETRONIO