Essere dotati non significa solo riscuotere successo a scuola, ma essere “avanti” anche dal punto di vista del linguaggio e della maturità.

Possono essere definiti plusdotati i bambini che hanno tutte queste qualità, tutte al tempo stesso.

In Italia, i bambini “gifted” sono circa 400mila anche se, come ha ammesso Maria Assunta Zanetti, docente di Psicologia dell’educazione e dell’orientamento all’Università di Pavia e direttrice di LabTalento, “in Italia, a differenza di altri Paesi europei, non esiste ancora una legislazione che regolamenti l’identificazione degli studenti ad alto potenziale e le loro esigenze formative”.

Ma cos’è LabTalento? Si tratta del primo Laboratorio Italiano di ricerca e sviluppo del potenziale, talento e plusdotazione che, dal 2009, si è già occupato di valutare oltre un centinaio di bambini gifted.

Nonostante le enormi potenzialità che questi bambini hanno, essi hanno bisogno di essere aiutati perché, spesso, il loro potenziale non viene individuato subito e che, anzi, è offuscato da diagnosi errate e quindi pericolosamente deleterie, come ha confermato anche Federico Bianchi, direttore dell’Istituto di Ortofonologia Roma, che sta lavorando in partnership con il LabTalento.

Bianchi ha inoltre aggiunto: “Sembra paradossale, ma molti bambini plusdotati incontrano serie difficoltà già nella scuola primaria. Sono classificati come bambini problematici, perché disturbano in classe, hanno difficoltà relazionali perché la loro capacità di pensiero è più elevata di quella dei loro pari. Si arriva ad alcuni casi in cui i genitori si vedono fare diagnosi di dislessia o di iperattività“.

Per questi motivi, i genitori che scoprono di avere un figlio plusdotato non sono particolarmente contenti ma, in primo luogo, si dimostrano preoccupati e provati da stress.
Il rovescio della medaglia, che apparentemente non esiste (chi non sogna di avere figli super intelligenti e super brillanti?) potrebbe infatti essere amaro e portare a problematiche derivanti da difficoltà relazionali, tanto da causare l’abbandono scolastico.

Nonostante ciò sembri paradossale, può verificarsi realmente, poiché la formazione degli insegnati sulla plusdotazione è ancora facoltativa e non trattata nelle raccomandazioni ufficiali.
Lo stesso vale per la formazione degli specialisti della salute, che durante il loro percorso formativo possono non affrontarla.

Questo a cosa porta? In primis, la convinzione, da parte dei docenti, che il bambino, dotato di intelligenza superiore alla media, se la possa cavare bene anche senza alcun supporto.
Ma, a quanto pare, non è così, come ha dichiarato Maria Assunta Zanetti: “In LabTalento stiamo lavorando con insegnanti e dirigenti scolastici per introdurre metodologie didattiche nuove e inclusive. È necessario fare formazione, per non etichettare gli alunni, e lavorare sulla dimensione emotiva, relazionale e creativa. Se il bambino ha una risorsa, allora è una risorsa per tutta la classe“.

Ma, anche quando la plusdotazione viene riconosciuta, e ai bambini più precoci viene concesso il “passaggio di grado” ad una classe più elevata, occorre comunque agire con molta cautela: “Il rischio è che, mentre si forniscono al bambino nozioni più adeguate al suo talento, gli si sottrae quel prezioso contesto di amicizie, relazioni e adeguatezza legate alla sua età cronologica. Ogni caso va valutato singolarmente, ma è sempre meglio evitare l’isolamento e favorire l’inclusione all’interno della classe di pari”, ha voluto specificare Bianchi.

Vera MORETTI