E la gara canora si è trasformata in una manifestazione politica in difesa dei diritti LGBT, con il conseguente rischio di passare per insensibili se in disaccordo col verdetto finale. Conchita Wurst, la concorrente austriaca, ha vinto l’Eurovision 2014.

Mentre i fischi coprivano l’annuncio di tutti i voti alla Russia, tutti salutavano con gioia entusiasta quelli per la drag queen che è stata la protagonista indiscussa di questi giorni a Copenaghen. E nessuno di loro sembrava solo assegnare un voto, caricando la manifestazione di un significato politico che ha distolto l’attenzione dalle qualità canore a favore della barba di Conchita. La sua Rise like a phoenix è la canzone regina d’Europa.

L’Italia aveva riposto tutto in Emma Marrone che si è esibita con l’inedita La mia città, scritta da lei stessa in vista dell’Eurovision. Un brano accattivante a cui ha accompagnato un’esibizione ambiziosa, che ha penamente soddisfatto i fan che tifavano per lei sui social network. Quanto alla gara, si sa: i paesi scandinavi fanno sempre squadra, quelli del Mediterraneo un po’ meno, e tutti, Italia compresa, hanno preferito interpretare il ruolo buonista.

Andrea VIGNERI