“Mi sono fatto un regalo, interpretare questa canzone di Tenco è stato un regalo che mi sono fatto grazie a te” così ha commentato, chiacchierando con Carlo Conti con l’umiltà che solo i grandi sanno avere e dimostrare. Tiziano ha cantato anche il suo ultimo successo e ha raggiunto vette inesplorate duettando con Carmen Consoli: senza dubbio il momento migliore della serata, ma non abbiamo paura a dire che forse, il momento più bello del Festival l’abbiamo già visto.

La trepidante attesa per la comparsa, sul palco dell’Ariston, della regina della televisione non ha deluso nemmeno i suoi, molti, delatori. Maria De Filippi è stata se stessa, composta, ma mai altezzosa e, sebbene frastornata dall’emozione nei primi momenti, ha saputo sciogliersi in una manciata di minuti anche, e soprattutto, grazie all’intelligenza di Carlo Conti che, da vero direttore artistico, ha saputo lasciare a lei il ruolo da protagonista senza timore di diventare un gregario.

Come sempre, almeno negli ultimi anni, le canzoni e, questa volta anche molti cantanti, hanno lasciato parecchio a desiderare. Ha aperto le danze, certo dopo Tiziano Ferro non era un’impresa facile, una Giusy Ferreri che di infuocato aveva solo il rossetto. Dopo si sono susseguiti senza suscitare particolari emozioni Fabrizio Moro ed Elodie con i capelli di un rosa più tenue del suo classico tono chewing gum e un motivetto tanto orecchiabile quanto anonimo. Lodovica Comello, è rimasta fedele al personaggio di Violetta che le ha regalato la notorietà con un un pezzo da musical: non era il caso di provare a cambiare?

L’arrivo di Fiorella Mannoia è stato salutato come l’arrivo del primo, e forse unico, vero big della serata. Elegantissima nella voce e nell’outfit, ha sbaragliato la concorrenza che, di fatto, non esisteva. Alessio Bernabei, si sentiva “nel bel mezzo di un applauso“, ma a dir la verità, di mani spellate a furia di incitarlo ne abbiamo viste poche. Parlare di Al Bano è un po’ come sparare sulla croce rossa. Sui social serpeggiava il tweet “Al Bano vestito come Ken” per il completo lucido, ma diciamola tutta, non era certo il meno elegante, e non era certo quello il suo problema! La canzone e soprattutto la voce che tanto l’ha reso famoso sono vecchio ricordo.  Samuel dei Subsonica – senza i Subsonica – ha suscitato giudizi contrastanti, mentre Ron l’abbiamo visto come la fotocopia sbiadita di se stesso: aveva promesso che ci saremmo incontrati tra cent’anni, ne sono passati solo ventuno ma sembrano anche più di cento. Gli ultimi due concorrenti: Clementino ed Ermal Meta sono stati senz’altro penalizzati dall’orario di apparizione, ma dal primo ascolto possiamo già dire che difficilmente avranno il successo dei brani che hanno fatto la storia di Sanremo. Il primo con l’ennesimo lamento ribelle del ragazzo di periferia e il secondo con un brano troppo impegnato e difficile.

Il verdetto, per ora sembra dare a rischio eliminazione Giusy Ferreri, Ron e Clementino. La domanda è: che santi ha in paradiso Al Bano?

Per ora un Festival misurato, che ha dato un po’ troppo spazio ai buoni sentimenti, forse per contrastare le, assurde, polemiche sul cachet del direttore artistico e che non ha sortito l’effetto desiderato, ma che ha avuto due anfitrioni eccezionalmente bravi e professionali. Per quanto riguarda Carlo Conti non avevamo dubbi sul fatto che avrebbe seguito la linea tracciata gli anni scorsi. Maria de Filippi è stata migliore di ogni più rosea aspettativa.

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Silvia GALLI

 

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